A proposito dell’articolo di Mario Tozzi sul cambiamento climatico.
Non sono un climatologo e non entro nel merito della prima parte dell’affermazione: “Il clima sta cambiando in maniera anomala…”. Mentre mi sembra tutto da dimostrare che “…questo dipende esclusivamente dagli uomini”. Sono però ancora in grado di ragionare e mi avvicino agli ottant’anni. Tra i tanti svantaggi dell’età c’è il vantaggio di avere vissuto momenti diversi della nostra storia recente.
Il tema del clima è a mia memoria sempre stato all’attenzione pubblica (negli anni Cinquanta legato anche al tema del nucleare) ma, almeno fino agli anni Ottanta del secolo scorso, al centro del problema climatico era il sole, con le sue fasi, le sue macchie, in altre parole la vita di una stella da cui sembra certo dipenda totalmente la vita sulla terra. Del sole non si parla più, e mi sembra strano che questo avvenga senza che il mondo scientifico presenti le ragioni per cui non il sole ma l’uomo è la causa esclusiva dell’accelerazione del cambiamento climatico, almeno spiegando la proporzione stimata del cambiamento da attribuire a cicli naturali (sole, vita animale/vegetale, o altro) e quella da attribuire specificatamente all’azione antropica.
Questa mancata informazione contribuisce a rafforzare la tendenza, crescente in questi ultimi trent’anni, a considerare l’umanità come detentrice di un potere che la rende arbitra del destino del mondo. Scelta forse necessaria per rendere meno pesante il fatto che nessuno si senta oggi più chiamato ad essere responsabile del proprio destino personale. Ma mi sembra difficile considerare questa una “ragione scientifica”. Per questo “il clima sta cambiando in maniera anomala, accelerata. E questo dipende esclusivamente dagli uomini” mi sembra nel suo insieme più uno slogan che non una affermazione scientifica.
L’uso di dati scientifici non garantisce la scientificità della affermazione se posto fuori da un contesto di corretta metodologia scientifica che ha come presupposto la considerazione di tutti i dati necessari e la disponibilità ad accettare il confronto sugli stessi.
Cordialmente
prof. Felice E. Crema