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A 150 anni dalla nascita, la lezione di Churchill è attuale

Si intitola "Io, Winston" il libro in cui il giornalista Gabriele Genah traccia un ritratto dello statista inglese che ha sconfitto il nazismo

La lezione della storia nella biografia dello statista che ha fermato il nazismo. Winston Churchill partecipò da giovane, come soldato e giornalista, a quattro guerre in tre continenti (dai Caraibi all’India, dal Sudan al Sudafrica: fu fatto prigioniero e si salvò con una rocambolesca fuga nel deserto). Prese parte all’ultima grande carica di cavalleria della storia britannica. Fu uno dei più giovani ministri inglesi. Fu a capo della più grande e potente flotta del pianeta nella Prima guerra mondiale; combatté in prima linea in Belgio. E poi naturalmente fu il leader della Gran Bretagna in lotta contro la Germania hitleriana negli anni Quaranta. Su di lui è stato scritto moltissimo, a riprova del fascino anche contraddittorio del personaggio, ma mancava un racconto in forma di romanzo sulla sua vita. Ed è quello illuminante che ha scritto Gabriele Genah a centocinquant’anni dalla sua nascita, ispirandosi alla mole letteraria lasciata dallo stesso Winston (che fu premio Nobel per la letteratura). E utilizzando le sue stesse parole ma incastonandole nel ritmo incalzante e con gli approfondimenti psicologici di un romanzo autobiografico, sempre storicamente accurato. Novant’anni di riflessioni, vittorie, fallimenti, aneddoti e personaggi, in un unico grande affresco. L’avventura di un uomo e di un’epoca straordinari. “Quello che avete fra le mani è il racconto della mia vita, così come la ricordo, come l’ho vissuta. Non solo fatti e avvenimenti, ma sensazioni, emozioni e pensieri“.

Pinocchio
Foto di Jaredd Craig su Unsplash

Lezione della storia

“A che serve vivere, se non per lottare per cause nobili e rendere questo mondo confuso un posto migliore per coloro che vi abiteranno dopo di noi? In quale altro modo possiamo metterci in armonia con le grandi verità e consolazioni dell’infinito e dell’eterno?”, così disse Churchill in un discorso alla Kinnaird Hall, Dundee, il 10 ottobre 1908. La frase è riportata in esergo a ‘Io, Winston’, libro in cui il giornalista Gabriele Genah traccia un ritratto del celebre politico britannico, nato centocinquant’anni fa a Woodstock, in Inghilterra, il 30 novembre 1874. Per la stesura l’autore si è ispirato agli scritti dello stesso Churchill, che fu premio Nobel per la letteratura. Statista e intellettuale, Churchill si dedicò anche alla pittura e realizzò oltre cinquecento tele: “L’ultima la dipinse nel 1962, a ottantasette anni, una veduta dello stagno dei pesci rossi nella sua amata Chartwell“, fa sapere Genah. Il volume ripercorre novant’anni di vita di un uomo che ha segnato la storia del Novecento. Nel 1889 un giovane Winston Churchill, corrispondente del “Daily Mail” durante la seconda guerra boera, abbia incoraggiato un uomo appena ferito di striscio al grido di “Nervi saldi, ragazzo! Nessuno viene colpito due volte lo stesso giorno“. È solo uno degli infiniti aneddoti sul suo conto, ma mette in luce lo strano mix di ironia e cinismo, decisione e combattività che lo portò a essere uno degli uomini più importanti del Novecento. Sono talmente celebri le sue battute, la sua risolutezza, il suo acume, da far venire il dubbio che in qualche modo Churchill abbia sfruttato le sue doti narrative per costruire in vita un monumento a se stesso. E’ pur sempre l’unico statista ad aver vinto un premio Nobel per la letteratura. Quello di Genah è un saggio ben documentato concepito come un romanzo narrato in prima persona, l’introduzione raccoglie una riflessione che è un invito a non gettare la spugna nei momenti bui. “Ogni epoca ha le sue tragedie e non dubito che i nipoti dei nostri nipoti potranno riconoscere nel passato le cause delle loro difficoltà future, che di certo non mancheranno. Che affrontino sfide nuove o che combattano contro mali antichi, la mia speranza è che guardando indietro possano trovare non solo problemi, ma anche soluzioni“.

Foto di Ed Robertson su Unsplash

No alla guerra

La storia è maestra di viat in ogni epoca. Ora, come nel 1914, siamo sull’orlo di un “Precipizio”, titolo del nuovo romanzo di Robert Harris, edito da Mondadori, che l’autore presenta domani a Bookcity. “Here we are again” chiosa lo scrittore inglese, confrontando la situazione attuale con quella alla vigilia della prima guerra mondiale. “Un romanzo storico è sempre contemporaneo – premette l’autore di bestseller come Fatherland – se, tra tutto ciò che è accaduto, ci attrae qualcosa, significa che vi troviamo delle relazioni nel nostro subconscio. Il 1914 potrebbe farci da lezione. Dall’Ucraina al Medio Oriente vediamo che l’ordine che da 80 anni conserva la pace è messo in discussione e che le istituzioni vacillano, potrebbe diventare tutto fragile come allora“. Quell’anno, che per Harris fece da spartiacque tra il mondo di prima e quello moderno, con la nascita di comunismo, marxismo e fascismo come conseguenze della guerra, viene rievocato dallo scrittore attraverso la storia d’amore tra il primo ministro britannico Herbert Asquith e Venetia Stanley, un’affascinante giovane dell’alta società londinese, con meno della metà dei suoi anni. Venetia è l’amante del premier, la sua unica confidente sulle questioni di Stato. E nelle appassionate lettere che i due si scambiano quotidianamente, Asquith la mette al corrente di informazioni top secret sul futuro dell’Europa, finché una grave fuga di documenti sensibili e il conseguente rischio di violazione della sicurezza nazionale non mettono in allarme le alte cariche governative. Paul Deemer, un giovane agente dei servizi segreti, viene ingaggiato per avviare un’indagine e risale alla relazione tra Asquith e Venetia, e quindi a un loro possibile coinvolgimento nella vicenda. Ciò che da principio appare un semplice scandalo amoroso si trasforma in un affaire ad alto rischio, che insieme alla differenza d’età mette fine alla storia tra il premier e la giovane. La relazione tra i due è stata ricostruita proprio grazie alle lettere che si sono scambiati.

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Foto di Egor Myznik su Unsplash

Personalità

“Sono 60 anni che si sa che esistono, la storia è diventata di dominio pubblico molto lentamente, solo gli storici se ne sono occupati e ne hanno conosciuto i dettagli. Per me – racconta Harris – è come se queste lettere fossero in attesa di un romanziere, lei infatti conservò le 560 lettere che lui le scrisse, mentre lui distrusse le 300 ricevute da lei”. Inventando quelle di lei, “il romanzo è diventato una storia d’amore”. “Ho fatto emergere dalla nebbia questa figura femminile, una personalità acuta e indipendente, bella e distaccata, oggi diremmo una donna cool” scherza il romanziere. “Volevo scrivere – aggiunge – un romanzo con una protagonista femminile molto forte, non l’avevo mai fatto e con Venetia ho trovato la figura ideale, immaginaria ma basata sulla realtà“. Al suo fianco, un comprimario come Asquith, “il più intelligente dei primi ministri inglesi, un brillante avvocato dalla mente molto veloce, che amava bere a mangiare, giocare a carte e golf, ma anche un uomo solitario e malinconico che amava le giovani donne e che oggi forse – scherza ancora Harris – avrebbe avuto problemi con il me too, ma Venetia fu il suo amore. Lei era acuta, intelligente, esperta in politica e lui ebbe la sensazione di poterle dire tutto, voleva condividere tutto con lei, credo che a 61 anni Asquith abbia avuto quella che chiamiamo crisi di mezza età“. E quando la relazione finì “lui ebbe quasi un attacco di nervi, ma doveva affrontare anche l’avvento di una guerra. Questo ha contribuito a modificare la storia politica perché Asquith chiese all’opposizione di far parte del governo, mettendo fine all’ultimo governo guidato dal partito liberale nel Regno Unito. Non c’è altro esempio al mondo in cui un leader, a causa di una storia d’amore, abbia provocato un effetto così profondo“. Tutto questo rimane comunque poco o niente – nota Harris – di fronte a un leader di oggi come Donald Trump. “Come può un romanziere competere nel narrare qualcosa di così epico e ridondante come quello che dice Trump?” si domanda lo scrittore, che preferisce “scrivere del passato per mettere il presente in prospettiva“.

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Foto di Gisela Merkuur da Pixabay

Lezione del destino

Una relazione d’amore che può cambiare la storia. Un primo ministro di Sua Maestà, Herbert Asquith, che si invaghisce di una giovane donna dell’alta società londinese, Venetia Stanley, con la quale intrattiene un fitto carteggio. Una vicenda che, passo dopo passo, rischia di minacciare il destino del Regno Unito in una fase delicatissima, quella che precede lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914. Lo scrittore e giornalista Robert Harris, maestro del thriller, torna in libreria con “Precipizio”, pubblicato in Italia da Mondadori. Un romanzo storico che, spiega lo scrittore, – autore di numerosi libri tra cui “Fatherland”, “Conclave”, “Monaco” e “V2” – potrebbe rappresentare un monito per il nostro tempo. “Il 1914 – dice infatti Harris – potrebbe essere una lezione per tutti. Ora si combatte la guerra in Ucraina, c’è il conflitto in Medio Oriente e ce ne sono anche altrove. L’ordine mondiale che, da poco più di ottanta anni è riuscito a conservare la pace, viene messo in discussione. Le istituzioni vacillano e, quello che è successo nel 1914, potrebbe verificarsi oggi. L’alleanza difensiva della Nato – osserva – potrebbe essere paragonata alle alleanze che erano state costruite per mantenere la pace nel 1914 senza, però, raggiungere l’obiettivo perché scoppiò la guerra. Non è così difficile arrivare a un ‘nuovo agosto 1914′”. Sulla base di quello “che è successo in passato potremmo forse elaborare più chiaramente un’analisi del tempo attuale“, riflette. Harris, all’inizio del suo volume, scrive che “tutte le lettere del primo ministro sono autentiche” mentre le missive di Venetia Stanley “sono totalmente inventate”.

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Foto di Pexels da Pixabay

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