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Comunicazione e inclusione, le parole che migliorano il mondo

La funzione della comunicazione inclusiva per parlare in maniera corretta di disabilità e mettere al centro le persone spiegata a Interris.it dal dott. Massimo Maggio, direttore generale di CBM Italia

Le parole, se utilizzate con l’intento di edificare ponti e non muri, possono cambiare il mondo e costruire una società più attenta alle fragilità. Questo principio vale, anche e soprattutto, quando si parla della disabilità che, deve essere comunicata attraverso un linguaggio pienamente inclusivo comprendendo che, l’identità e i sogni di ognuno, vengono prima della disabilità.

L’azione di CBM Italia

CBM Italia, un’organizzazione in campo a 360 gradi per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, è impegnata in prima persona per eliminare le barriere fisiche, sociali e culturali che rendono ancora difficile la piena inclusione nella società, attraverso la promozione di un linguaggio più attento e la divulgazione commentata dei principi contenuto nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Interris.it, in merito a questa esperienza concreta di prossimità, ha intervistato il dott. Massimo Maggio, direttore generale di CBM Italia.

Massimo Maggio, direttore di CBM Italia (CBM Italia)

L’intervista

Direttore Maggio, come si sta connotando l’impegno di CBM Italia per avvicinare i cittadini alla conoscenza della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità?

“Un paio d’anni fa, insieme alla ‘Casa della Carità’ di Milano, abbiamo realizzato un convegno sulla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. In quel momento abbiamo scoperto che, tale documento, ha una valenza fondamentale e bellissima ma, purtroppo, è ancora poco conosciuta. Ciò ha comportato, da parte nostra, il desiderio di fare il modo che, la convenzione in oggetto, fosse fruibile alla maggior parte delle persone, al fine di contribuire a realizzare, sempre più compiutamente, la concreta inclusione. Ad oggi, stiamo facendo dei passi importanti, impegnandoci ad accrescere quella che definirei la ‘cultura dell’inclusione’ e, lo scorso tre dicembre, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, abbiamo pubblicato sul nostro sito, dove peraltro è liberamente scaricabile, una versione commentata della Convenzione Onu. L’obiettivo è quello di fornire una chiave di lettura semplice e capace di agevolare la piena comprensione dei diritti delle persone con disabilità e far si che sia fruibile a tutti. Si tratta della prima versione commentata e, per questo, sta avendo una grande eco, essendo uno strumento molto utile.”

Che importanza riveste l’utilizzo di una terminologia inclusiva? Quali sono i vostri auspici per il futuro in tal senso?

“L’uso delle parole è fondamentale in quanto, le stesse, hanno un peso, soprattutto quando si parla dei diritti delle persone con disabilità. In tal senso, abbiamo pubblicato due documenti che ritengo molto interessanti. Il primo è stato fatto insieme all’Ordine dei Giornalisti., che abbiamo chiamato ‘Comunicare la disabilità’, in cui vengono descritte le metodologie e i termini per comunicare la disabilità. Non si può più parlare di persone ‘handicappate’, menomate, ‘con handicap’ o ‘portatori di disabilità’ ma, invece, si deve dire ‘persone con disabilità’, facendo risaltare la centralità della persona e non gli aspetti medici. Abbiamo poi pubblicato un glossario sulla disabilità e sui fenomeni discriminazione, in cui è riportata una sintesi molto semplice del miglior modo attraverso cui comunicare questi temi.”

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