La figura del ladro è cambiata, oramai sono sempre più le organizzazioni criminali che provengono da Moldavia, Ucraina, Polonia, Romania e Slovenia. Sono diventati dei ladri 3.0 capaci di «hackerare» le centraline delle auto, che vengono spedite soprattutto in Serbia, Albania e Slovenia oppure verso l’Africa, l’estremo Oriente e il Brasile dove sono a loro volta rivendute come auto usate con telai, targhe e documenti contraffatti. Altre, invece, vengono smontate, nel giro di poche ore, per essere immesse nel redditizio mercato dei ricambi rubati. Secondo la Polizia, l’Italia è un crocevia europeo anche per veicoli rubati in Spagna, Francia e Germania. Ma abbastanza percorsa è anche la strada della truffa, quella dei proprietari con polizze contro il furto, che si fanno pagare in «nero» l’automobile dai criminali, poi denunciano la scomparsa dell’auto e incassano il rimborso dalle assicurazioni quando il mezzo è già stato smontato ed espatriato.
I dati
Dopo cinque anni di costante calo, i furti sono tornati a crescere e nel 2018, ogni santo giorno, sono state rubate in media 287 vetture, per un totale di 105.239 auto (+5,2%). Contemporaneamente è diminuita la percentuale di ritrovamento: 39,5%, era del 44% nel 2016 e del 53% nel 2007. Oggi in Italia il 25% dei furti di vetture Suv dotate di chiave che consente l’apertura/chiusura del veicolo a breve distanza, viene compiuto in soli 30 secondi. Le regioni dove la probabilità del ritrovamento del mezzo rubato è praticamente prossima allo zero sono il Lazio e la Campania mentre le regioni dell’estremo Nord presentano percentuali più rassicuranti, tra queste la Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Liguria, a cui s’aggiungono Marche, Molise e Basilicata