Da una parte c’è l’uomo solo. Ma non al comando, bensì al timone. Ed è quello che va a letto presto e ha, come unico faro, la Costituzione e il bene del Paese. E che lunedì cercherà di dare un governo all’Italia, quanto meno una possibilità di poterlo formare. Dall’altra c’è l’uomo solo allo sbando, il cui unico valore è, in realtà, un disvalore. E’ proprietario di un partito che però sta fermo, non parte, non va da nessuna parte. E che dopo l’ultimo atto, la direzione nazionale, ha sancito il definitivo scollamento dal Paese. Quello reale. Dunque da una parte, uscendo dalle metafore, c’è il capo dello Stato, Sergio Mattarella, sempre più preoccupato dai richiami europei che stanno per arrivare e dai conti da salvare. E che vuole dare al Paese un governo, anche solo per fare le cose essenziali per evitare il salto nel vuoto. Quale sarebbe l’esercizio provvisorio. Dall’altra c’è Matteo Renzi che, mandando Martina a sbattere contro il muro di gomma della direzione del partito a trazione renziana, si è ripreso il controllo del Nazareno. In modo da fermarsi al centro per gestire la formazione di un eventuale governo del presidente visto che dovrebbe cambiare la legge elettorale. Quella legge voluta da Renzi e scritta da Rosato, il cui unico risultato è stato quello di bloccare il Paese. Sessanta giorni di impasse ne sono la prova più lampante.
Ovviamente a lato di loro ci sono i 5 stelle che non sanno più da che parte andare e il Centrodestra a guida Salvini che sta fermo a guardare. Ed è forse lui l’unico vero vincitore, non gli altri. Ma, al netto del quadro sin qui tratteggiato, occorre ragionare su ciò che ha prodotto la direzione del Pd, dove doveva esserci la resa dei conti e, invece, è stata mandata in scena una sceneggiata di bassa lega, con una sceneggiatura debole e già nota. Perché la fiducia fino all'assemblea e la porta sbattuta in faccia a M5s e Centrodestra sono solo un gioco di specchi dietro ai quali Renzi e i suoi sperano di tornare a tessere la tela strappata del patto del Nazareno. In fondo a Matteo dialogare con Berlusconi non dispiace affatto. Ovviamente Maurizio Martina su quei due punti non ha battuto ciglio, visto che riesce a pacificare un partito duramente provato da giorni di polemiche e sospetti. Almeno per ora.
La tregua armata, come tutti si sono affrettati a rubricare questa direzione, è solo una sceneggiata che ridà a Renzi centralità ma non offre nessuna prospettiva al Paese. Del resto l’approvazione unanime della relazione del reggente non racconta dei malumori che circolano, soprattutto all'interno della minoranza, per un compromesso con i renziani giudicato al ribasso. Certo, il segretario reggente riesce a stoppare in extremis il voto su alcuni ordini del giorno che non avrebbero consentito l'approvazione unanime sull’intera relazione. Ma, a parte questo, i renziani, e il loro leader in primis, possono dirsi “soddisfatti” per quello che considerano “un trionfo”. Un trionfo loro, una sconfitta per le aspettative del Paese che vorrebbe vedere altro, soprattutto ora. Il documento di Lorenzo Guerini, firmato dalla stragrande maggioranza degli esponenti vicini all'ex segretario, non è stato alla fine presentato in direzione ma il reggente ne raccoglie il punto più politico: “Il capitolo M5s è chiuso”, ammette Martina che evita la conta interna – anche questa una richiesta contenuta nella 'pace di Lodi' – rimandandola alla prossima assemblea e al congresso. Che ci sarà ma che oggi è argomento risibile, per pochi addetti ai lavori. Il tema era e resta il gioco dei veti per sbarrare l’uno la strada all’altro, nella convinzione che il Quirinale risolverà tutto assolvendo tutti. Perché ognuno vuol prendersi là responsabilità.
Eppure, tornando alla direzione del Pd, la necessità di un pronunciamento chiaro del parlamentino dem è stato un punto irrinunciabile delle minoranze interne, così come l'analisi “franca” della sconfitta, “una delle più nette della nostra storia” che ha “ridisegnato il panorama politico del Paese”. Ma niente di tutto questo è avvenuto. Segno che Renzi vuole, volontariamente a questo punto, tagliare via quel capitolo aprendone altri. Il problema è capire quali e, soprattutto, se saranno in linea con i pensieri del colle. Per le parole dell’uomo solo, ma non al comando, dovremo attendere lunedi, per l’ennesimo giro di consultazioni, sperando solo che sia la volta buona…..