La questione Sì-Tav o No-Tav arriva ad una svolta definitiva? Dopo vent’anni di manifestazioni e proteste, anche violente, dei No-Tav, che hanno rallentato l’economia del nostro Paese al punto che abbiamo perso 20 punti di PIL pro-capite rispetto alla media europea, una scossa è arrivata il 10 novembre scorso con la grande manifestazione Sì-Tav, che ho organizzato insieme alle “madamin”.
Il governo giallo-verde si trova di fronte alla sua più grande contraddizione: la scelta tra crescita e decrescita. Un bivio cui si trova di fronte grazie – ed è questa la grande novità – alla discesa in campo della società civile, che ha dimostrato di avere più energie e più forza dei rappresentanti politici. In Piemonte, dove lo scontra tra fautori e contrari all’alta velocità è arrivato sino alle Canoniche, il ruolo di protagonista non l’hanno giocato i leader dei partiti ma gli esponenti della società civile favorevoli alla crescita e al lavoro. A nemmeno quattro mesi da quella grande manifestazione, il governo è chiamato alla prima decisione tra le sue grandi diversità che lo compongono. O si fa il nuovo tunnel di base dove potranno passare i nuovi treni ad alta velocità per passeggeri e merci (e l’Italia sarà dentro la rete di trasposti del futuro con enormi vantaggi economici e sociali) o non si farà e l’Italia continuerà a crescere poco e a non offrire un futuro interessante ai propri giovani.
La marcia dei 40mila dell’ottobre 1980 portò al referendum sulla Scala Mobile e alla riduzione dell’inflazione. Gli altrettanti 40mila della piazza Sì-Tav porteranno al rilancio dell’economia e del lavoro dopo dieci anni di depressione economica e sociale? Se Salvini manterrà la parola che mi ha dato a dicembre nel suo ufficio al Viminale, la risposta è sì. Conte ha promesso che la decisione arriverà entro domani. Il primo ministro, stupendo molti, quando si insediò disse di essere l’avvocato degli italiani. Se vuole davvero fare il difensore legale del popolo italiano, deve sapere che il primo problema del Paese è il lavoro. Solo la crescita potrà generare nuove occasioni di lavoro per i giovani e per i disoccupati. La decisione sulla Tav non interessa solo Torino o alcune regioni settentrionali, perché il rilancio dell’economia del Nord dà benefici a tutto il Paese.