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Sussidiarietà: un’innovazione necessaria

Qual è il governo migliore, quello degli uomini o quello delle leggi? È la domanda centrale della storia del pensiero politico: non si tratta di una domanda sulla forma di governo ma sul modo di governare. Mentre il primato della legge è positivo data la sua universalità, che presuppone che anche il governante vi sia sottomesso, ma esclude i casi particolari, il primato dell’uomo invece presuppone il buon governante ed espone al rischio della sua parzialità. I due criteri del buongoverno nei secoli sono stati: il governo del bene comune contrapposto agli interessi privati e il governo secondo leggi stabilite contro il governo arbitrario. Al governo sub leges e per legem si contrappone il potere carismatico. Il potere tradizionale sta nel mezzo tra i due estremi: è un potere personale la cui legittimità deriva dalla forza della tradizione. Il potere carismatico è il prodotto delle grandi crisi storiche, mentre quello legale e tradizionale rappresentano i tempi lunghi della storia. Weber, a cui va il merito di aver affrontato in modo inedito la domanda di fondo sulla distinzione fra potere delle leggi e degli uomini, coniuga la legittimità democratica con la presenza di un governante carismatico attraverso l’idea della democrazia “plebiscitaria”, in cui un leader sfrutta il sistema plebiscitario del proprio partito, contrapposta alla democrazia “acefala”, caratterizzata dal dominio dei politici di professione senza vocazione.

La democrazia rappresenta il trionfo del potere legale e il governo delle leggi per eccellenza. Ogni volta che dimentica questo principio, si trasforma in potere autocratico. Il comune denominatore tra Dottrina sociale, sussidiarietà e diritto costituzionale è l’interesse per l’ordine sociale, quale ambito della convivenza civile. Il diritto costituzionale è quel diritto che riguarda l’esistenza umana tanto quanto la Dottrina sociale, tramite la sussidiarietà. La Dottrina sociale ha il merito di fornire, con attenzione alla realtà, e come dottrina non ideologizzata, un principio, come quello della sussidiarietà, che si pone come criterio finalizzato al miglioramento della qualità della vita a prescindere della fede, che diviene cardine nel diritto costituzionale sia per una nuova forma di Stato che per una nuova forma di governo. A riprova di ciò, nel diritto costituzionale, si evidenziano gli interessi per la sussidiarietà, anche da diversi punti di vista, da parte di altre dottrine di diverse posizioni culturali. Sia per lo Stato che per la democrazia, temi del diritto costituzionale, la sussidiarietà rappresenta un’innovazione necessaria, poiché l’intento è quello di dare autonomia e responsabilità alle diverse istanze sociali e istituzionali, fornendo un criterio di competenza.

L’introduzione del principio di sussidiarietà ribalta le logiche dello Stato accentratore, per la sua dimensione verticale, e dello Stato assistenziale, per la sua dimensione orizzontale. Fin dall’origine, i fondamenti filosofici della sussidiarietà sono la persona, la solidarietà e il bene comune. Lo scopo deve essere quello di pensare alla società civile, come destinatario finale dei benefici derivanti dalla convivenza e dall’organizzazione sociale. Le diverse realtà politiche e sociali, ai diversi livelli, devono supplire in senso sussidiario le minori comunità e i singoli, senza sostituirsi e senza togliere loro la possibilità di provvedere autonomamente ai propri bisogni. La sussidiarietà va considerata come elemento ispiratore di alcune norme fondamentali della società, fra quelle che valorizzano la persona e l’autonomia delle formazioni sociali, svolgendo i suoi effetti soprattutto rispetto agli elementi di autonomia e di pluralismo sociale. Della sussidiarietà, come principio di filosofia sociale, di teoria dell’organizzazione sociale, di scienza politica e di diritto naturale, si vuole cogliere la particolare capacità di ispirare e influenzare il potere politico. La sussidiarietà, che parte dalla Dottrina sociale, passando attraverso il Codice di Camaldoli e la Costituzione, diviene fondamento del rapporto tra lo Stato, la democrazia e la società.

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