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Scuola e inclusione: serve una rivoluzione culturale

La scuola sta per cominciare e, purtroppo, ogni volta, ci ritroviamo a sottolineare i medesimi aspetti. Quest’anno, viste le novità che si prospettano in materia di istruzione per le persone con disabilità, è ancora più particolare. Ad oggi però, siamo sempre preoccupati: i docenti di sostegno non sono presenti nel numero che servirebbe e non sono formati in modo adeguato. A mio parere, il loro sistema di chiamata è un po’ antiquato e andrebbe rivisto. Auspico un cambio radicale dell’attuale metodologia perché, gli alunni con disabilità e i loro familiari caregiver, devono avere la certezza della presenza dell’insegnante di sostegno fin dal primo giorno di scuola e, di conseguenza, per tutto l’anno, come ogni altro studente.

Bisogna ricordare che, l’insegnante di sostegno, non è una figura ad personam, ma segue tutta la classe, chiaramente fornendo supporto allo studente con disabilità e, pertanto, se questa figura rimanesse la stessa per tutto il ciclo di studi, costituirebbe un vantaggio per l’intera classe. Occorrerebbe però mutare profondamente l’attuale sistema, coprendo prima i posti per i docenti di sostegno dotati di Tfa e poi quelli per gli altri insegnanti, dando inizio a una rivoluzione culturale, con l’obiettivo di mettere sempre al centro il diritto allo studio e fornire risorse e formazione congrue.

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