“Haced lio”, fate baccano, ha più volte chiesto Francesco ai giovani. Per una Chiesa in continuo movimento e adagiata sul “si è sempre fatto così”. Così il Papa chiede di “smuovere” ciò che il tempo ha lasciato sedimentare per trovare nuove vie e nuovi spunti di riflessione e di azione in un contesto sempre più secolarizzato.
La crisi vocazionale che agita la Chiesa ha spinto molti a chiedersi se sia proprio il ministero sacerdotale a dover essere rivisto e ripensato dalla Chiesa. La questione si è aperta durante il sinodo dell’Amazzonia, in cui si è riflettuto sulla possibilità di ordinare “viri probati”, ossia uomini sposati, di fede matura, che possano amministrare i sacramenti lì dove i Vescovi locali non riescono ad assicurare la presenza di sacerdoti. Di fronte a molte pressioni papa Francesco ha formalmente confermato la disciplina attuale sul celibato sacerdotale, ma la discussione continua e il Sinodo sulla sinodalità sarà il luogo ideale dove portare le nuove istanze di cambiamento all’attenzione della gerarchia ecclesiastica.
A gennaio di quest’anno mons. Charles Scicluna, arcivescovo metropolita di Malta, ha rilasciato una intervista a Times of Malta in cui suggeriva la necessità per la Chiesa di “riflettere seriamente sulla possibilità di consentire ai preti di sposarsi”.
Ma la questione del celibato ecclesiastico si intreccia con quella femminile, destinata ad essere il grande tema che agiterà i prossimi incontri sinodali. Il 2 ottobre verrà inaugurata la seconda sessione del Sinodo Straordinario sulla Sinodalità che si pone come obbiettivo primario l’ascolto e la discussione dei temi più importanti (e anche quelli più scottanti) attualmente in cantiere.
In vista della sessione sinodale di ottobre i vescovi del Belgio hanno pubblicato un memorandum in cui, tra le altre cose, chiedono il diaconato femminile e l’abolizione del celibato obbligatorio. Nel documento (che verrà discusso in questi mesi nelle singole Diocesi) invitano a riflettere sul posto delle donne nella Chiesa: «Chiediamo il via libera per compiere alcuni passi durante le conferenze episcopali o gli incontri episcopali continentali. Pertanto, l’attribuzione di una crescente responsabilità pastorale alle donne e l’ordinazione delle donne come diaconato non devono essere universalmente obbligatorie o proibite». (https://ilnuovosismografo.blogspot.com/2024/02/sinodo-vescovi-belgi-chiedono-il.html)
La questione del diaconato femminile è stata ampiamente studiata durante il pontificato di Francesco con la creazione, nel 2016, di una commissione speciale composta da esperti in materia col compito di studiare il ruolo della donna nella Chiesa antica e il ruolo del diaconato femminile. La commissione ha presentato i risultati della ricerca al Pontefice ma sorprendentemente lo studio non fu mai pubblicato, e nel 2020 papa Francesco decise di nominare una nuova commissione, composta da nuovi membri tra cui cinque donne. Sembrerebbe che i risultati della prima commissione di studio non siano stati considerati all’altezza delle aspettative e dunque rifiutati, ma resta da capire il perché non siano stati pubblicati e come si pensa che una nuova commissione possa studiare lo stesso argomento arrivando a risultati diversi. (https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-04/papa-francesco-istituisce-nuova-commissione-diaconato-femminile.html)
Nel frattempo tra i nuovi membri nominati da Francesco per la sessione autunnale del Sinodo c’è la religiosa tedesca Birgit Weiler, appartenente all’ordine delle Suore Missionarie Mediche, docente presso l’Università dei Gesuiti di Lima (Perù) e consulente teologico per il CELAM (Conferenza Episcopale Latinoamericana). Suor Weiler si batte da tempo “contro il clericalismo e il machismo”, ma anche a favore di una “democratizzazzione” della Chiesa, per i diritti indigeni e contro il “disagio climatico”. Durante il sinodo straordinario dei vescovi sull’Amazzonia (in cui è stata invitata in qualità di esperta) ha accusato la Chiesa di “machismo” chiedendo – e ottenendo – il voto alle donne.
In un’intervista rilasciata lo scorso anno alla rivista spagnola Ciudad Nueva, la religiosa tedesca ha affermato di esercitare già, assieme ad altre religiose, il ruolo di “confessore” tra gli indigeni, nelle zone rurali dove non è possibile assicurare la presenza di un sacerdote. Molte religiose, racconta, hanno avuto il permesso di battezzare e celebrare l’unzione degli infermi. Ma allo stesso tempo ha lamentato di non poter assolvere i penitenti e quindi di limitarsi solamente all’ascolto delle confessioni e alle preghiere: «Si tratta di Confessioni de facto, ma formalmente non possiamo dare l’assoluzione». Per questo ha chiesto che la Chiesa ripensi e la questione della amministrazione dei sacramenti.
Un tema, quello del ruolo delle donne, oggi affrontato nel libro “Smaschilizzare la Chiesa” edito da Paoline, che sta raccogliendo un grande successo nelle librerie. Il libro – che conta con la Prefazione di papa Francesco – è stato presentato dall’editore in occasione della Giornata internazionale della Donna. Scritto e curato dalle teologhe Lucia Vantini (Presidente del Coordinamento delle Teologhe italiane) e Linda Pocher assieme al sacerdote e teologo ambrosiano Luca Castiglioni, il testo propone le riflessioni che i tre autori hanno esposto al Consiglio dei Cardinali riuniti a Casa Santa Marta il 4 e 5 dicembre 2023 il su esplicita richiesta di papa Francesco.
Anche il 5 febbraio il Consiglio dei Cardinali ha avuto modo di approfondire la questione convocando ancora Linda Pocher assieme a Giuliva Di Berardino e Jo Bailey Wells, vescovo della Chiesa anglicana.
Francesco ha più volte richiesto di “smacchilizzare” e “declericalizzare” la Chiesa, per evitare situazioni di ingiustizia e discriminazione di genere all’interno del mondo ecclesiastico. Fu già in Evangelii Gaudium che il papa chiese di «allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa» e di accogliere la grande sfida di riconoscere il «possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa» (EG 103 e 104). A novembre del 2023, rivolgendosi alla Commissione Teologica Internazionale, papa Francesco ha affermato chiaramente che “la Chiesa è donna” e che “uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è ‘maschilizzare’ la Chiesa”.
La questione del ruolo delle donne nella Chiesa si presenta dunque come uno degli argomenti principali che scuoteranno la prossima stagione sinodale. Se – salvo sorprese – non si faranno immediatamente dei passi in avanti per quanto riguarda il tema del diaconato, sicuramente si affronterà il tema del contributo delle donne nella gestione delle diocesi e nelle decisioni che la Chiesa dovrà prendere in futuro.
Di certo sarà bene non dimenticare il ruolo che la donna ha sempre avuto nella Chiesa e come le donne sostengano oggi, col loro prezioso contributo, numerose iniziative catechetiche, pastorali e teologiche ma anche nell’informazione religiosa. Senza bisogno di tornare alle grandi figure del passato, basti pensare a donne come Chiara Lubich, Carmen Hernández, rispettivamente iniziatrici del Movimento dei Focolari e del Cammino Neocatecumenale, entrambe in processo di beatificazione, e Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti da poco dimessasi dal ruolo di Presidente per motivi di salute. Senza contare le numerose donne che contribuiscono alla ricerca teologica, pubblicando saggi, tenendo conferenze e assumendo anche ruoli di docenza nelle università pontificie, così come le tante catechiste che dedicano il loro tempo e la loro esperienza all’educazione e alla catechesi dei bambini e dei ragazzi, mostrando di fatto di essere in prima linea nel lavoro di evangelizzazione in un contesto sociale sempre più lontano e spesso estraneo alla fede. Un contributo estremamente necessario e indispensabile per la Chiesa di cui è necessario tenere conto quando si parla del ruolo della donna affinché la discussione non si riduca a una mera rivendicazione di potere e leadership ma tenga in considerazione i differenti ambiti in cui le donne stanno svolgendo il loro prezioso contributo.