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lunedรฌ 13 Gennaio 2025

Il Papa che ha vissuto in prima persona la Seconda guerra mondiale

Quarantuno anni fa, il 20 settembre 1980, Giovanni Paolo II visitรฒ Cassino e divenne cittadino onorario della cittร  martire della seconda guerra mondiale, rasa al suolo dai bombardamenti nella fase piรน cruenta del conflitto. In quella data si commemorava lโ€™undicesimo centenario della nascita di San Benedetto, patrono dโ€™Europa. E per Karol Wojtyla la visita al cimitero polacco e allโ€™abbazia di Cassino fu come riannodare i fili della memoria piรน intima.
Fin dalla sua elezione al Soglio di Pietro fu  subito chiaro che Giovanni Paolo II sarebbe stato un Papa inconsueto. Inevitabilmente insolito rispetto ai suoi predecessori. E non soltanto, come un poโ€™ tutti allโ€™inizio pensavano, perchรฉ era il primo Papa non italiano dopo quattro secoli e mezzo. Il che, giร  di per sรฉ, avrebbe comportato ovviamente dei cambiamenti sia sul piano istituzionale sia sul piano pastorale e culturale. Ma sarebbe stato un Papa diverso, soprattutto a motivo delle sue stesse origini, delle sue esperienze, della sua formazione umana e cristiana.
Karol Wojtyla aveva vissuto in prima persona la Seconda guerra mondiale, e i due totalitarismi che ne avevano rappresentato le maggiori ideologie. E, in qualche modo, aveva vissuto da vicino anche la mostruosa vicenda della Shoah; tanti suoi amici e compagni di scuola erano scomparsi nei campi di sterminio nazisti. Naturale, perciรฒ, che Giovanni Paolo II fosse portatore di unโ€™altra visione del mondo e della storia. Cosรฌ come fosse portatore di una concezione, altrettanto speciale, circa il modo di intendere il messaggio di Cristo, di viverlo, e di testimoniarlo nella quotidianitร  della vita.
Era nato in una Polonia libera, Karol. Aveva solo nove anni quando aveva perduto la mamma (piรน tardi la ricorderร  con una bellissima poesia: ยซSulla tua bianca tomba/ sbocciano i fiori bianchi della vita./ Oh quanti anni sono giร  spariti/ senza di teโ€ฆยป); ma il padre, un ex ufficiale in pensione, era stato straordinario nel โ€œsupplireโ€ a quella assenza. Poi, la scuola. Il teatro, grande passione, grande futuro. Lโ€™universitร . E, improvvisamente, il buio. Un buio spaventoso, totale. Quel giorno, 1ยฐ settembre del 1939, ยซnon si cancellerร  piรน dalla mia memoriaยป, aveva confessato. Karol era fuggito con il padre dai nazisti che avanzavano a Ovest; ma, dopo aver percorso a piedi duecento chilometri, era stato costretto a invertire il cammino, perchรฉ a Est le truppe sovietiche stavano entrando in Polonia. Il giovane Wojtyla aveva vissuto sulla sua pelle il famigerato patto Molotov-Ribbentrop, Germania e Urss ancora insieme, per spartirsi quel Paese. Karol perciรฒ era tornato a Cracovia; ma, chiusa lโ€™universitร , ridotto il teatro alla clandestinitร , aveva dovuto cercarsi un lavoro, in una cava di marmo, per non finire in un campo di concentramento. Anche se aveva rischiato di andarci lo stesso, il giorno in cui il governatore generale aveva ordinato una retata in tutta la cittร .
E ancora una tragedia, ancora un lutto personale, la morte del padre. E da qui, forse, unโ€™ulteriore spinta alla decisione che Karol comunque aveva giร  nel cuore, quella di farsi prete. Era finita la guerra, e lui, ricevuta lโ€™ordinazione sacerdotale, era andato a Roma per un paio di anni a completare gli studi. E, quando era tornato, aveva trovato la sua patria soggiogata a un altro regime. Erano cambiate le divise, ma non lโ€™ideologia persecutoria.

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