L’obiettivo del Green Deal europeo è quello di rendere l‘Ue climaticamente neutra entro il 2050. Rilanciare l’economia grazie alla tecnologia verde. Creare industrie e trasporti sostenibili e ridurre l’inquinamento. Trasformare le sfide climatiche e ambientali in opportunità. Tutto ciò mira a rendere la transizione giusta e inclusiva per tutti. Attraverso un’indagine sulle imprese agricole e alimentari italiane, Nomisma ha approfondito questi aspetti. I risultati sono stati presentati a Verona in occasione del convegno “Le competenze per la transizione ecologica ed energetica nelle imprese agroalimentari italiane. Stato dell’arte e fabbisogni“. All’evento hanno partecipato rappresentanti istituzionali del Parlamento Europeo. Tra i quali Sergio Berlato, Paolo Borchia, Herbert Dorfmann, Dario Nardella. E Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura del Senato. La transizione eco-energetica come ponte verso il futuro. Il report si sofferma sulle competenze necessarie più richieste dalle imprese.
Competenze green
Il 48% delle aziende sono legate alla gestione sostenibile delle risorse e all’ottimizzazione dei processi produttivi. Un altro 33% segnala la capacità di utilizzare software per la gestione sostenibile dell’azienda. Il 28%, invece, individua le competenze biologiche e chimiche legate alla produzione sostenibile. Una delle principali difficoltà è riuscire a trovare risorse umane competenti. Si tratta di una problematica fortemente sentita. Solo un’azienda su 10 non ritiene importante disporre di competenze nel percorso verso la transizione eco-energetica. L’agricoltura e l’industria alimentare valgono 77 miliardi di euro di valore aggiunto. E l’export nel 2023 ha superato i 64 miliardi di euro. In questo le sfide della transizione ecologica ed energetica a cui le imprese italiane sono chiamate non possono prescindere dallo sviluppo dell’innovazione, in particolare digitale. Si tratta di sfide che richiedono un continuo aggiornamento delle competenze e delle professionalità in grado di gestire il percorso di transizione.
Sfida green
La visione innovativa di filiera richiede un approccio fortemente orientato allo sviluppo di nuove competenze che favoriscano l’impegno per le transizioni. La continuità generazionale all’interno delle aziende agricole. Modelli innovativi a supporto dell’efficienza in agricoltura. La presentazione della ricerca è stata affidata al responsabile Agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini. Mentre la moderazione dell’evento è stata curata da Paolo De Castro, presidente del comitato scientifico di Nomisma. L’indagine è stata condotta su un campione ragionato di imprese agricole ed alimentari. E ha rilevato gli investimenti realizzati dalle imprese e funzionali alla transizione eco-energetica. Oltreché lo stato dell’arte sulle competenze necessarie alla transizione. Rispetto agli obiettivi di produzione di energie rinnovabili e digitalizzazione dell’economia e della società l’Italia evidenzia valori sotto la media rispetto agli altri paesi Ue. In particolare, se si guarda al Digital economy and society index (Desi), l’Italia sconta un ritardo soprattutto nella componente del “capitale umano”. Ossia nelle competenze digitali delle persone.
Innovazioni
Ed è proprio il gap nelle competenze uno dei principali punti di miglioramento propedeutici alla diffusione in Italia delle innovazioni tecnologiche nelle imprese agricole ed alimentari. Se infatti nel corso degli ultimi anni, il 71% delle imprese agroalimentari intervistate ha già effettuato investimenti per la transizione eco-energetica, un’azienda su 4 lamenta la mancanza di competenze specifiche e la necessità di formazione come i principali vincoli ad una maggior diffusione di tali innovazioni. L’indagine Nomisma rileva come un numero sempre crescente di imprese ritiene necessario lo sviluppo di competenze specifiche sull’utilizzo degli strumenti che favoriscano le innovazioni tecnologiche. Il gap da colmare emerge anche nella consapevolezza delle aziende sulla preparazione professionale dei propri addetti. Dall’indagine emerge infatti che il 44% del campione intervistato ritiene molto importante la formazione, percentuale che sale al 59% nel caso delle aziende tabacchicole. E in effetti, già oggi un’impresa su 2 investe nella formazione dei propri addetti (oltre a quella obbligatoria prevista per legge). Mentre un ulteriore 30% ha già pianificato attività in tal senso nei prossimi due, tre anni. Per le aziende è fondamentale effettuare una programmazione strategica a medio termine anche sul tema delle competenze.
Economia green
“Chi pensa che l’agricoltura sia ancora quella di cento anni fa commette un errore gravissimo. Oggi l’innovazione è fondamentale- osserva il senatore Luca De Carlo-. Per mantenere ad altissimi livelli la qualità della nostra agricoltura, la formazione degli addetti è indispensabile. La filiera diventa quindi lo strumento cardine che permette da un lato di lavorare su economie di scala e ottenere così prezzi migliori. E, dall’altro, di aumentare le conoscenze delle imprese e dei lavoratori. Attraverso lo studio e l’introduzione di innovazioni che permettano di produrre di più e meglio”. Al di là dell’attuale dotazione di risorse umane in grado di sostenere la sfida della transizione eco-energetica (che soddisfa pienamente solo il 30% delle aziende intervistate), resta nel tessuto imprenditoriale agroalimentare italiano un gap di competenze da colmare. Per vincere la doppia sfida della transizione ecologica ed energetica il digitale può rappresentare uno strumento importante. Competenze e formazione si configurano, infatti, come “due leve strategiche altrettanto necessarie alle imprese agricole ed alimentari per governare piuttosto che subire questa transizione. Restando così al passo degli enormi cambiamenti che stanno interessando la filiera agroalimentare”, precisa Paolo De Castro, presidente del comitato scientifico di Nomisma.