Il 6 dicembre 1980, in occasione della festività di Sant’Ambrogio, l’allora arcivescovo di Milano, il Cardinal Carlo Maria Martini, pronunciò un discorso dal titolo Dare a ciascuno la sua voce in cui lo stesso pose l’attenzione sul rapporto tra le persone con disabilità e la comunità cristiana ricordando che nessun uomo è un’isola, nessuno è capace di dividere perfettamente quello che è suo dall’altrui, quello che egli è da quello che sono gli altri ed in particolare che, la persona con disabilità, nella nostra società, non è più «oggetto» di leggi, di programmi, di interventi, di discorsi, ma diventa «soggetto», interlocutore responsabile, protagonista del suo inserimento sociale.
Questo insegnamento è di estrema attualità e deve essere il faro che guida ogni decisione delle istituzioni e del Terzo Settore per tutto ciò che riguarda le persone con disabilità. Bisogna mettere la fragilità al centro della società, quale valore irrinunciabile per diventare migliori, neutralizzando nel contempo i sempre minori episodi di stigmatizzazione che ancora oggi permangono.
In questo processo il ruolo del volontariato deve essere trainante e determinante, all’interno di un più vasto movimento nazionale internazionale, che sappia sensibilizzare, sostenere, stimolare e interpretare i bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie, contribuendo da attore di primo piano alla creazione di tutti quei servizi di cui oggi le persone con fragilità hanno bisogno, nonché al consolidamento di tutti quei valori che, soprattutto durante questa pandemia, sono diventati fondamentali per tenere insieme il tessuto sociale fortemente provato.
Il cammino è ancora lungo, ma non possiamo e non dobbiamo credere che la metà dell’inclusione totale delle persone con disabilità sia quasi raggiunta, dei passi avanti sono stati fatti, ma c’è ancora molto da fare. Tutti noi dobbiamo proseguire nell’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica con l’obiettivo di renderla stabilmente consapevole e partecipe ai valori fondativi della solidarietà, del rispetto e della carità cristiana per cogliere a pieno le nuove emergenze sociali e colmare i vuoti del welfare, lottando pacificamente attraverso l’empatia quella che Papa Francesco definisce globalizzazione dell’indifferenza e giungere così alla globalizzazione della solidarietà in grado di includere totalmente nella società le persone con fragilità.