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Le domande che gli studenti si pongono sulla guerra in Ucraina

“Prof, non è preoccupato per la terza guerra mondiale?”. Ogni giorno a scuola questa domanda ricorre con l’acuirsi degli scontri e delle violenze provocati dalla Russia in Ucraina, e dal coinvolgimento possibile degli altri Paesi. “Prof, ma è vero quanto troviamo sui social, che l’Italia potrebbe essere colpita, io ho paura”. In effetti gli studenti non hanno tutti i torti, come far finta di niente dinanzi a questa escalation? Anzi è necessario interessarsi, porsi e porre il problema, affrontarlo insieme depurandolo dalla propaganda, dalla ‘fantageopolitica’ e dalle inevitabili fake news. “Prof. il web è pieno di post che dicono che ormai non c’è nulla da fare, è una catastrofe, ed io non ho ancora compiuto diciotto anni!”.

Mentre li ascolto, faccio un salto indietro nel tempo a quando ero poco più piccolo di loro ed in Sicilia si temevano seriamente gli attacchi della Libia; un docente tenne una lezione d’attualità sulla cartina geografica e, nonostante fossimo ragazzini, ci aiutò a capire cosa stesse accadendo e quanto fossimo vicini. Di pomeriggio, poi, per più giorni la mamma e la nonna mi portavano in chiesa a pregare il Rosario per la pace; da un lato mi rasserenava, dall’altro era preoccupante, poiché significava che la guerra sembrava a due passi. Scampato il pericolo, si è aperto il fronte della Guerra del Golfo e, essendo alle scuole superiori, la consapevolezza era già un’altra; fu allora che presi l’abitudine di non andare a letto senza aver visto l’ultimo Tg della giornata!

Mentre immagino di rivedere quelle immagini in notturna di allora, a macchie verdi e con bagliori costanti, ecco un’altra domanda: “Prof. è vero che i droni americani sono partiti dalla base di Sigonella? Dunque, siamo a rischio!”. La paura degli studenti non è infondata, considerato che la nostra scuola si trova a poco più di trenta minuti di auto dalla base militare e a venti dal MUOS. “E noi che possiamo fare, Prof?”. Bisogna stare in guardia e tocca a tutti, ciascuno con le proprie possibilità: nel nostro caso seguendo la cronaca, confrontando le notizie, verificando la fonte, ponendo le domande in famiglia e a scuola, ricercando con lo studio questioni inerenti, soprattutto percorrendo nel nostro piccolo sentieri pacifici e magari contribuendo economicamente a sostegno di chi opera per il bene in Ucraina.

Inoltre, li invito ad aprire gli occhi su quella terza guerra mondiale frammentata – denunciata da tempo da Papa Francesco – già in atto in diversi Paesi della nostra Terra, fonte di genocidi, causa di migrazioni forzate, un pericolo per quei luoghi e per tutto il pianeta, anche quando non fa il rumore di questi ultimi giorni. Essere sentinelle per la pace, questo è il nostro compito, con le armi della conoscenza, dello studio, del senso critico, delle capacità mediatiche, dell’impegno per costruire un mondo migliore a partire dalla scuola.

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