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Cosa significa abbandonarsi a Dio

Siamo nelle mani di Dio…siamo in buone mani”. Questo pensiero del sacerdote torinese Leonardo Murialdo (1828-1900) e proclamato santo da Paolo VI (1963-1978), è un pensiero che ci fa riflettere e pensare, un’esortazione che ci invita ad avere fiducia in Dio, a porre tutta la nostra vita nelle mani di Colui che tutto può. Quell’essere in buone mani, vuol dire credere nonostante tutto, nonostante il nostro vivere sia sempre occupato da tante cose materiali, che come al solito prenderanno il primo posto, relegando l’immagine di Dio, la sua parola e la sua infinita misericordia all’ultimo posto. Spesso sentiamo la gente mettersi nelle mani di Dio, nel momento della sofferenza, nel bisogno, nel dolore, o quando non ci sono alternative possibili e naturalmente quando si è perduta la speranza.

C’è chi sostiene, che nell’affondamento del Titanic avvenuto il 15 aprile del 1912, diretto da Southampton a New York, nel momento tragico, tra tutti i passeggeri, non c’era nessun ateo… Tutti avevano cercato Dio… A dimostrazione, che nel pericolo, l’uomo ha bisogno di un aiuto, di qualcosa che sia più forte di un sostegno umano… Al contrario quando regna la serenità, la gioia e il benessere, siamo subito pronti a dimenticare di sentirci protetti dalle mani di Dio. Abbandonarsi nelle mani di Dio è un riconoscere la propria fragilità, il proprio essere consapevoli di quello che siamo, del nostro comportamento non sempre in linea con il pensiero di Dio. Tutta la storia, ci ha insegnato che le mani di Dio, hanno sempre accompagnato la vita dell’uomo in ogni occasione.

Nell’omelia della Messa, celebrata nella cappellina di S. Marta in Vaticano, il 12 novembre del 2013 Papa Francesco così si rivolse ai fedeli presenti: “Le mani di Dio ci hanno creato, ci hanno posto nel cammino per la salvezza, ci aiutano nei momenti di sconforto, ci correggono quando sbagliamo, ma soprattutto sono mani che ci guariscono: è grazie alle mani che Gesù guariva i malati e curava le piaghe, trasformando le piaghe altrui in piaghe proprie”.

Più volte nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, troviamo riferimenti alle mani di Dio. Tanti sono i fatti riportati nei testi sacri, che ci raccontano della forza rigeneratrice delle mani di Dio. Basta ricordare che Dio, con le mani rialza chi è caduto, come leggiamo nel salmo 37, oppure per tutti valga, come le sue mani siano misericordiose. Lo stesso re Davide afferma: “Ebbene cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini!”. Nei Vangeli le mani di Gesù, Figlio di Dio, proteggono, benedicono, guariscono, accarezzano, resuscitano. Ce lo ricorda il Vangelo di Matteo (14, 31) nell’episodio di Pietro che viene salvato, mentre rischiava di affondare nelle acque: “Gesù tese la mano, e lo afferrò…”.

Scrive il biblista e teologo dei Servi di Maria, Alberto Maggi: “Confidare che si è nelle mani di Dio non è un atto finale, rassegnato, di impotenza, ma quello iniziale, che accompagna e sostiene ogni iniziativa volta a comunicare vita all’altro, nella certezza che in tutto quello che si fa si è accompagnati e guidati da quell’amore che viene incontro al bisogno degli uomini, ma lo precede…”. “Pensiamo alle mani di Dio, che ci ha creato come un artigiano, ci ha dato la salute eterna. Sono mani piagate e ci accompagnano nella strada della vita. Affidiamoci alle mani di Dio, come un bambino si affida alla mano del suo papà. E’ una mano sicura quella”.

Queste parole di Papa Francesco, ci aiutano ancora una volta, a vedere Dio come un Padre, che non lascia indietro nessuno dei suoi figli, ma tiene tutti nelle sue mani. Sì, diciamo ancora una volta: “Siamo nelle mani di Dio, siamo in buone mani”.

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