In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, ci sono tre milioni e centocinquantamila persone con disabilità, ovvero il 5,2% della popolazione nazionale. Dietro a questi numeri ci sono storie di individui e famiglie che, tra molte difficoltà quotidiane, hanno il diritto imprescindibile di essere incluse ad ogni livello della società.
Ciò deve avvenire attraverso uno sguardo omnicomprensivo e focalizzato sui desideri e sulle attitudini di ognuno, guardando anche ai familiari caregiver e alla loro opera giornaliera di prossimità e aiuto. Tutto ciò però, si realizza anche attraverso un nuovo modello di welfare, in grado di colmare le asimmetrie, creare soluzioni comunitarie e generative e, di conseguenza, comunità più coese.
Serve un’alleanza virtuosa, tra istituzioni pubbliche e Terzo Settore, per rispondere alle fragilità emergenti e orientare il sistema verso la cura e l’essere prossimi, mediante una dotazione economica idonea e personale adeguato.
Il fondamento ideale su cui dobbiamo basarci per dare vita a questo nuovo paradigma dell’inclusione, deve essere la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, la quale contiene dei principi fondamentali, come la libertà di scelta e il diritto all’autodeterminazione di cui, ogni persona, deve poter disporre liberamente al fine di realizzare i propri sogni e ispirazioni.