É un compleanno davvero speciale da festeggiare con tutti gli onori. La Segre è testimone della Shoah, sopravvissuta all’orrore di Auschwitz, ebrea italiana colpita dalle Leggi razziste volute da Benito Mussolini duce del Fascismo e firmate da re Vittorio Emanuele III: Liliana Segre e’ nata a Milano il 10 settembre del 1930 in una famiglia ebraica laica, figlia di Alberto e Lucia Foligno, che muore quando lei ha meno di un anno.
Il ricordo di Willy
“Terribile. Il pestaggio di quel ragazzino non solo mi ha colpito, ma mi ha suscitato tormenti e ricordi terribili. L’ho trovata una barbarie assoluta”. Così Liliana Segre, che di sofferenza ne ha vista, in un’intervistata da La Stampa ha commentato la morte di Willy, Il 21enne italo capoverdiano di Paliano ucciso in una rissa a Colleferro.
“La morte di Willy – continua la senatrice che oggi compie 90 anni, “mi ha fatto molta paura. E’ stata come una sconfitta personale, mi ha fatto pensare che tutto ciò che ho provato a fare contro la violenza e l’odio, alla fine è servito a poco. Se ancora ci sono in giro persone che pensano di risolvere le proprie sconfitte personali picchiando il prossimo, siamo ancora in una società lontana dalla civiltà”.
Gli auguri del Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella ha telefonato questa mattina alla senatrice a vita Liliana Segre. Formulandole auguri affettuosi per il suo novantesimo compleanno, l’ha ringraziata per la sua alta e preziosa testimonianza contro l’odio e la violenza, in difesa dei diritti di tutti e nel rifiuto di ogni discernimento.
Un giorno da ricordare
Già da giorni sta già ricevendo centinaia di auguri e numerosi attestati d’affetto da tutta Italia. I primi sono stati i volontari dell’Aned, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, che in un video già in rete da un paio di giorni hanno raccolto gli auguri e le testimonianze di figli e nipoti di vittime dei lager.
La vita di una ragazza italiana come tante
Su Liliana nel 1938 si abbatte la violenza vergognosa della discriminazione razziale. Da allora nulla sarà come prima per tanti ebrei italiani come Liliana, che a 8 anni viene espulsa dalla scuola.
Alla discriminazione segue la persecuzione. Nei primi giorni del dicembre del 1943, Segre con il padre e due cugini prova a scappare in Svizzera. “Fu la prima volta che sentii questa parola: ‘scappare’. Scappare – ha raccontato nel ‘Libro della Shoah italiana’ di Marcello Pezzetti (Einaudi) – e’ cosi’ terribilmente negativo come termine… e’ un ladro che scappa, e’ qualcuno inseguito che scappa. Beh, noi non eravamo ladri, ma certamente eravamo inseguiti”. Catturata dai gendarmi svizzeri, viene rispedita in Italia: arrestata, e’ richiusa prima nel carcere di Varese, poi in quello di Como e infine a Milano, a San Vittore, dove rimane per 40 giorni. Nel gennaio successivo viene consegnata alle SS e deportata con il padre in Germania: internata nel campo di sterminio di Birkenau-Auschwitz, e’ rinchiusa nella sezione femminile insieme ad altre 700 ragazze e 60.000 donne di tutte le nazionalita’. Le viene imposto un numero di matricola tatuato sul braccio (n.75190): non ha ancora 14 anni.
La morte del padre di Liliana Segre
Il padre viene ucciso il 27 aprile del 1944. Nel 1945 i nazisti, in fuga dall’avanzata dell’Armata Rossa, sgombrano il campo trasferendo verso la Germania Liliana e altri 56.000 prigionieri nella terribile ‘Marcia della Morte’. Internata prima nel campo femminile di Ravensbruck e poi in quello di Malchow, nel nord della Germania, la ragazza italiana viene liberata dai sovietici il 30 aprile del 1945. Dei 776 bambini italiani di eta’ inferiore ai 14 anni deportati ad Auschwitz, la Segre e’ tra i soli 25 sopravvissuti.
Il suo ritorno a Milano
Rientra a Milano nell’agosto del 1945. Ci sono voluti 45 anni a Liliana per “rompere il silenzio” sulla Shoah, come e’ accaduto a molti sopravvissuti: solo nel 1990 comincia a raccontare incontrando studenti e professori. Da allora non si è più fermata. “Spero che almeno uno di quelli che hanno ascoltato oggi questi ricordi di vita vissuta – ha detto in una sua testimonianza – li imprima nella sua memoria e li trasmetta agli altri, perché quando nessuna delle nostre voci si alzerà a dire ‘io mi ricordo’ ci sia qualcuno che abbia raccolto questo messaggio di vita e faccia si’ che 6 milioni di persone non siano morte invano per la sola colpa di essere nate. Altrimenti tutto questo potrà avvenire nuovamente, in altre forme, con altri nomi, in altri luoghi, per altri motivi. Ma se ogni tanto qualcuno sara’ candela accesa e viva della memoria, la speranza del bene e della pace sarà più forte del fanatismo e dell’odio”.
Il messaggio per i ragazzi di Arezzo
“Cari ragazzi, tocca a voi. Prendete per mano i vostri genitori, i vostri professori. In questo momento d’incertezza prendete per mano l’Italia” aveva detto la senatrice Segre, sopravvissuta alla Shoah, in una intervista rilasciata qualche giorno fa al Corriere. E sono proprio i giovani stanno che in queste ore stanno testimoniando il loro affetto, come ad esempio quelli che studiano nella Cittadella della Pace, vicino ad Arezzo, a cui la senatrice ha affidato una delle sue ultime testimonianze.
Il murales di Pesaro
Altri ragazzi hanno invece voluto ‘regalarle’, il 2 settembre scorso, un murales. “Il futuro della Memoria” a Pesaro ha infatti il volto di Liliana Segre, senatrice a vita, sopravvissuta ad Auschwitz. Un murales realizzato davanti all’Ipsia Benelli, intitolato nel giorno del 76/o anniversario della Liberazione della città. “E’ il regalo di Pesaro – ha detto il sindaco Matteo Ricci – a una donna straordinaria per i suoi 90 anni”. L’opera realizzata da David ‘Diavù’ Vecchiato, lega la raffigurazione attuale della senatrice con la sua immagine da bambina. É tenuta in braccio dal padre Alberto negli anni ’30.
“Appena ho visto il murales, uscendo dall’auto, – ha commentato Segre – ho pensato al ponte di Genova. Renzo Piano mi aveva invitato all’inaugurazione, ma non me la sono sentita di andare. Grazie all’opera che la mia carissima Pesaro mi ha dedicato. Chi passerà qui dovrà pensare al ponte che ho lasciato nella mia vita. E’ un ponte tra il male e il bene, da me profondamente sentito. Il male si attraversa con il fine di essere diversi da chi l’ha fatto, scegliendo sempre la vita“.
Oggi festeggerà nelle Marche, la sua terra d’origine insieme a figli e nipoti. Auguri speciali arriveranno anche dalla città di Milano. Qui il 10 dicembre dello scorso anno marciarono 600 sindaci insieme a Liliana Segre per testimoniarle vicinanza e solidarietà.