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venerdรฌ 27 Dicembre 2024

Morto l'ultimo sopravvissuto al rastrellamento del '43

Addio a Lello Di Segni, ultimo sopravvissuto al rastrellamento del Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. Lo rende noto la Comunitร  ebraica di Roma, aggiungendo che il corteo funebre passerร  alle 11.30 a Portico d'Ottavia.

Testimone

Nato il 4 novembre del 1926, arrestato insieme ai suoi cari, venne portato ad Auschwitz-Birkenau. Dal suo ritorno in Italia, dopo quella prigionia, aveva assunto un impegno a cui non aveva mai piรน derogato: raccontare, essere memoria di quello che aveva visto e vissuto in quell'orrore. Perchรฉ non si ripetesse e perchรฉ non si negasse quanto avvenuto.

Ricordo

La perdita di Di Segni โ€œoltrechรฉ essere un dolore per la nostra Comunitร , รจ purtroppo un segnale di attenzione e un monito verso le generazioni future โ€“ ha commentato Ruth Dureghello, presidente della Comunitร  Ebraica di Roma, dopo la morte di Lello Di Segni -. Con lui viene a mancare la memoria storica di chi ha subito la razzia del 16 ottobre tornando per raccontarcela. Da oggi dobbiamo trovare il coraggio per essere ancora piรน forti, per non dimenticare e non permettere a chi vuole cancellare la storia e a chi vorrebbe farcela rivivere di prendere il sopravvento. Alla sua famiglia l'abbraccio dell'intera Comunitร โ€.  

Il racconto 

Di Segni raccontava cosรฌ l'orrore vissuto. ''Il primo ricordo รจ lo spavento di quando aprii la porta. C'erano due tedeschi in divisa. Non parlavano italiano, ma a gesti si fecero capire molto bene. In casa ero con mia madre, mio padre, tre fratelli e mia nonna. Indietro siamo tornati solo io e mio padre. Ricordo che riuscii a prendere giusto qualche vestito''. Poi, due anni di concentramento da Auschwitz a Birkenau, Halle e Dachau. ''Mi sono salvato solo perchรฉ ho lavorato tanto. Facevo tutto quello che mi dicevano i tedeschi, anche se non volevo. Ma avevo troppa paura che mi massacrassero di botte. Era l'unico modo per andare avanti. Una mattina mi svegliai scalzo. Mi avevano rubato le scarpe. Andai a lavorare lo stesso con delle pezze intorcinate ai piedi ma non ce la facevo. Alla fine ho dovuto rubarle a un altro poveretto''. Finalmente, il 10 giugno del 1945, la liberazione. ''Quando arrivai a Roma, non sa la gioia di riabbracciare mio padre. In questi anni ho cercato di dimenticare, ma non ce l'ho fattaโ€. 

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