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giovedรฌ Marzo 6 2025

Artico, sfida globale sul futuro del Polo

Scienziati o umanisti? Per viaggiare attraverso l'Artico, in realtร , servono un po' entrambi. E non necessariamente due figure distinte: lo scienziato-umanista puรฒ essere la stessa persona, capace di analizzare l'ambiente circostante in modo cosรฌ capillare da poterlo vivere e, al tempo stesso, entrarvi in contatto emotivo e, appunto, umano. Una riflessione con la quale l'ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, ha descritto Marzio Mian, autore del libro โ€œArtico โ€“ La battaglia per il Grande Nordโ€, frutto del suo reportage nel settentrione del mondo e presentato presso la sede Sioi, alla presenza dell'ambasciatore norvegese in Italia, Margit F. Tveiten, e del presidente Frattini. Un tema certamente delicato che nel suo stesso nome, breve ma evocativo, racchiude una varietร  di aspetti che passano non solo da quello naturalistico, indubbiamente il piรน immediato e visibile, ma anche geopolitico e, in buona misura, geostrategico.

Cooperazione internazionale

L'Artico come crocevia di cooperazione internazionale e, in un certo senso, come vero e proprio โ€œpoloโ€ strategico per il futuro delle potenze mondiali: due concetti che vanno a intersecarsi in un'ottica di sviluppo che, in modo parallelo, possa conciliare la tutela del paesaggio con l'apertura agli investimenti sulle risorse che ancora si nascondono nei territori artici. Un progetto che, sulla carta, potrebbe rappresentare un importante step per un'economia sostenibile ma che, per certi versi, rischia di trasformarsi nell'ennesima zuffa post-coloniale: โ€œNon รจ vero che nell'Artico non esistono regole โ€“ ha spiegato l'ambasciatrisce Tveiten -. I cambiamenti, in questa zona geografica, sono il riflesso dei mutamenti di altre zone del mondo. In queste zone vige il diritto internazionale e l'Artico continua a mantenersi una regione di stabilitร  e cooperazione. Certo, nulla รจ possibile in assenza di regole: รจ necessario che si eserciti prudenza nella gestione delle risorseโ€.

Vie transpolari

Il problema, oggi come in passato, non รจ tanto la mancanza di intesa fra nazioni (esiste un Consiglio che monitora la situazione di stabilitร  nelle regioni artiche, del quale l'Italia รจ osservatore permanente) quanto il rischio di procedere a tappe forzate verso la capitalizzazione delle risorse del sottosuolo (quello della Groenlandia in primis), concedendo spazio a rotte mercantili attraverso il Mare di Barents e, addirittura, lo Stretto di Bering. Una condizione che, vista l'importanza strategica dell'area in questione, incrementa la possibilitร  del restringimento dello spazio vitale delle popolazioni autoctone, gli inuit su tutte. Un film purtroppo giร  visto ma che, anche a fronte del cambiamento climatico in atto, impone sull'Artico una riflessione approfondita: โ€œPer sopravvivere in quelle zone โ€“ ha spiegato Mian โ€“ ci vuole cooperazione. Il popolo eschimese non usa mai la prima persona perchรฉ la comunitร  viene prima di tutto. E la loro tutela รจ importante: le regioni artiche, al momento, sono forse le piรน fragili e non solo da un punto di vista naturalisticoโ€. C'รจ da capire quando la via transpolare diventerร  una rotta battuta dalle potenze e, a quel punto, quanto questo andrร  a inlfuire su quelli che ora sono rapporti di cooperazione: โ€œBasti pensare che a 60 km dal confine con la Norvegia, i russi hanno disposto oltre un migliaio di testate nucleari e che la strategia di Trump, attualmente, รจ utilizzare nuove piattaforme per arrivare al pareggio di bilancioโ€.

Rischi e sfide

Anche per questo, in un'inquadratura dell'Artico come โ€œil nuovo esoticoโ€, c'รจ bisogno di affrontare il tema antropologico dei popoli locali, dalla caccia alla foca passando per le altre tradizioni ancestrali che ne hanno accompagnato il percorso di evoluzione societaria: โ€œPossiamo chiedere a una popolazione che ha sempre vissuto di pesca di diventare, improvvisamente, dedita all'agricoltura?โ€. Un quesito che si pone parallelamente ai dubbi che accompagnano la nuova marcia verso nord, l'ultima e forse decisiva corsa fra potenze: dalla Cina, con il suo espansionismo-lampo, fino alla Russia, con il suo esercito di rompighiaccio e basi nucleari. Capire, innanzitutto, se la crisi artica sia esclusivamente di stampo ambientale: i segnali arrivati finora viaggiano su binari intrecciati, mostrando come gli effetti visibili del deterioramento del polo altro non siano che lo specchio di una politica ambigua mirata al suo territorio. In mezzo, gli sforzi di un collettivo di Paesi, Norvegia in testa, che cerca di mantenere inalterato il delicato equilibrio fra uomo e natura. A ben vedere, la vera grande sfida dell'umanitร .

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