Arrivata la prima sequenza del “vaiolo delle scimmie”: resa nota online, è stata ottenuta in Portogallo da un gruppo di ricerca della Bioinformatics Unit, Department of Infectious Diseases, National Institute of Health Doutor Ricardo Jorge (INSA), a Lisbona.
Il virus che sta preoccupando diversi Paesi del mondo sembra molto simile a quello che aveva causato dei casi in vari paesi tra cui la Gran Bretagna, Singapore e Israele nel 2018-19. Nel 2018, ci sono stati tre casi nel Regno Unito dopo che una persona tornata dalla Nigeria ha infettato altri due membri della sua famiglia.
Il vaiolo delle scimmie
Il vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva virale causata dall’orthopoxvirus. Nell’essere umano il quadro clinico presenta alcune analogie con quello del vaiolo (Variola virus), anche se il vaiolo delle scimmie ha un decorso generalmente più blando.
L’orthopoxvirus è considerato moderatamente trasmissibile all’uomo. L’infezione è trasmessa dagli animali (probabilmente da roditori) all’uomo (zoonosi). È anche possibile una trasmissione da uomo a uomo. L’infezione si trasmette attraverso grandi goccioline respiratorie e attraverso il contatto stretto con persone o animali infetti. Un’infezione può essere causata anche dal contatto con fluidi o sangue. È possibile che il contatto sessuale con una persona infetta aumenti la probabilità di trasmissione da persona a persona.
Dove è stato trovato
L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) registra una crescita dei casi di vaiolo delle scimmie nel mondo. Nello specifico, ieri ne ha confermati 92 in 12 Stati diversi, mentre altri 28 sono quelli sospetti. Si tratta di Paesi in cui la malattia non è endemica, vale a dire: Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.
I Paesi endemici sono tutti in Africa e sono: Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana (identificato solo negli animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo e Sierra Leone. Benin e Sud Sudan, da parte loro, hanno già documentato importazioni nei mesi passati. Casi attuali in Africa centrale si registrano fra Camerun e Nigeria.