Duecentosettantamila persone colpite, direttamente o indirettamente, dalla furia dell’uragano Iota, che sta devastando le coste settentrionali del Sud America, dopo aver già spazzato l’America centrale. Sono numeri impietosi quelli che arrivano dalla Colombia, uno dei Paesi più colpiti, dove l’impatto di Iota è stato tremendo, apportando a una popolazione già provata da un persistente caos interno (legato soprattutto alla gestione dell’immigrazione dal Venezuela e alla pandemia) un ulteriore elemento di destabilizzazione. A riferire l’incidenza devastante della tempesta sui colombiani, il team di Azione contro la Fame di Guajira, nel nord del Paese. “Il suolo – spiegano – non è in grado di trattenere tutta la quantità d’acqua caduta in pochi giorni, che ha così causato la tracimazione dei canali e l’allagamento di case, scuole e centri sanitari”.
Crisi umanitaria
Il quadro estremamente grave sta di fatto provocando un’emergenza umanitaria, specie nell’area costiera, dove Iota sta causando i danni peggiori. Abitazioni rase al suolo, vie di approvvigionamento tagliate e interi paesi senza accesso all’igiene. E, in alcuni casi, di elettricità. Il che non fa che aggravare un quadro già estremamente provato dal progredire dell’emergenza coronavirus: “Le famiglie – spiega il team AcF – hanno subito una vera e propria interruzione del sostentamento, oltre che del proprio lavoro. Una circostanza che ha inciso sulla capacità delle stesse di generare un reddito. Si tratta di popolazioni che erano già colpite dalle restrizioni stabilite durante l’emergenza sanitaria legata al Covid-19″.
Colombia, emergenze parallele
Per le aree più colpite del Paese, al momento, è necessaria una forte risposta sul piano umanitario, soprattutto per la difficoltà a far rifornimento di cibo, specie nelle zone più povere. L’allarme di Azione contro la Fame arriva soprattutto dalle aree di San Andrés e Providencia. Parte dell’arcipelago omonimo e fra i primi territori a fare i conti con la furia di Iota. A Providencia, in particolare, AcF riferisce del 100% della popolazione colpita, con danni sensibili al 98% delle infrastrutture. Gli operatori, riusciti ad accedere nella zona dell’occhio del ciclone, hanno avviato una prima distribuzione di kit di prevenzione e igiene per le famiglie rifugiate nel campo Bautista Elsybar. Un quadro di devastazione che segue al milioni di casi dovuti al Covid e a un fiume umano arrivato dal vicino Venezuela. Oltre un milione di migranti da gestire. E un’intera porzione di territorio da rialzare.