Sono trascorsi 10 anni da quando la Santa Sede diede il riconoscimento alla Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio; e sempre 10 anni fa avveniva l’incontro con Giovanni Paolo II che descriveva i membri della Comunità di don Benzi come “gli infaticabili operai del Vangelo”. Ieri è stata la volta di Papa Francesco che ha scelto di regalare a questa straordinaria realtà un incontro molto significativo ed emozionante. Sotto l’imponente scultura della Resurrezione firmata da Pericle Fazzini, erano presenti i cardinali e diversi vescovi, ma soprattutto i protagonisti dell’udienza e cioè i piccoli e gli indifesi accolti nelle Case Famiglia.
C’erano 7500 persone in un’aula piena di entusiasmo dove anche Bergoglio ha ascoltato attentamente toccanti testimonianze, tra cui quella di una famiglia Rom che grazie alla comunità ha cambiato vita lasciandosi alle spalle i terribili ricordi di luoghi infestati invivibili, e quella della giovane mamma con la sua piccola accanto che ha raccontato il dramma vissuto come schiava della prostituzione. Molti gli “ultimi” ospitati nelle Case Famiglia come ex carcerati, tossicodipendenti, immigrati, madri in difficoltà, bambini e adulti disabili gravi o che provengono da situazioni di disagio, tanti senza dimora accolti nelle strutture denominate “Capanna di Betlemme”.
“Vogliamo che le pecore abbiano l’odore del pastore – cosi Giovanni Paolo Ramonda, il responsabile generale dell’associazione, si è rivolto al Pontefice – vogliamo portargli personalmente la nostra commozione e il nostro ringraziamento per l’amore smisurato ai poveri, ai piccoli della terra, che lui non finisce mai di testimoniare”.
Toccante il ricordo della giovanissima Sara Sabattini, che prestava la sua opera per i disabili all’interno della Papa Giovanni XXIII e che nell’aprile del 1984 a soli 23 anni ha visto la sua vita brutalmente interrotta da un’auto guidata da un ragazzo della sua stessa età. Una giovane col cuore limpido, trasparente all’amore di Dio e protesa nel dono al prossimo, in particolare ai fratelli più poveri. La serva del Signore che ha vissuto pienamente l’itinerario stupendo della condivisione con i poveri, della vita essenziale, sobria, di una ricerca del volto di Gesù attraverso la preghiera silenziosa e comunitaria, fatta di Parola di Dio e di adorazione dell’Eucarestia. Lei stessa amava ripetere che “la vita vissuta senza Dio è un passatempo, noioso o divertente, con cui giocare in attesa della morte”.
Tutti i membri della Comunità sono chiamati a vivere “la condivisione diretta di vita” con i poveri e gli emarginati, e a impegnarsi nella lotta nonviolenta per rimuovere le cause dell’ingiustizia e dell’emarginazione. Un impegno senza sosta e diffuso: 346 in Italia, con 2.174 persone accolte nel corso del 2013. 100 le case di accoglienza all’estero, distribuite tra un lungo elenco di Paesi in Europa (Italia, San Marino, Albania, Croazia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Olanda, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera), America (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Haiti, USA – Florida, Venezuela), Africa (Zambia, Kenya, Tanzania, Burundi, Camerun), Asia (Bangladesh, Cina, India, Israele – Territori palestinesi, Nepal, Sri Lanka) e Oceania (Australia). All’estero i missionari operano attraverso la Ong “Condivisione fra i popoli”, che promuove progetti di integrazione, assistenza sociale e sanitaria, educazione.