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Sinner da leggenda: batte Medvedev e vince l’Australian Open

Partita mostruosa dell'altoatesino che, 48 anni dopo Panatta, regala all'Italia uno slam, il primo della sua carriera. Il russo battuto 3-2 in rimonta

Jannik Sinner si prende la corona, 48 anni dopo il Roland Garros di Adriano Panatta. Vince un match da cardiopalma contro Medvedev e alza, al cielo d’Australia, il trofeo dell’Australian Open. È il primo italiano a riuscirci. Un’impresa epica, non solo per la portata storica che ha per l’Italia dello sport. Sinner trionfa a Melbourne riportando dalla sua un match che sembrava perso, con il russo a scappare sul 2-0 grazie a una partenza sprint, che sembra aver piegato già dalle prime battute la resistenza dell’altoatesino. Bravo, anzi, bravissimo Sinner a non mollare quando il finale sembrava già scritto, togliendo sicurezze al n. 3 del mondo grazie a un moto d’orgoglio che gli aveva consentito di portarsi a casa il terzo set. Di lì, una battaglia di nervi vinta splendidamente dall’azzurro, che ritrova smalto, freschezza e l’antidoto al micidiale servizio del russo. Risultato: una giornata da sogno per l’Italia intera.

Sinner nella storia

Le ultime soddisfazioni internazionali erano arrivate dal tennis femminile. L’ultimo in bacheca, però, risaliva ormai al 2015, quando Flavia Pennetta trionfava agli US Open nella finalissima tutta tricolore contro Roberta Vinci. Nel circuito Atp, l’unico ad andarci vicino era stato Matteo Berrettini, che nel 2021 si era inchinato a Novak Djokovic nella finalissima di Wimbledon. Con il trionfo in Coppa Davis, però, era chiaro che qualcosa stesse cambiando. Non solo grazie allo sbocciare di un fenomeno come Sinner, ma anche per il contributo alla rinascita del movimento tennistico italiano dato dagli altri ragazzi in ascesa. Tutti protagonisti dell’impresa in Davis. Con l’Australian Open in tasca, però, Sinner si consacra nel panorama tennistico internazionale da potenziale numero uno. Perché la rimonta su Medvedev non è frutto del caso, come non lo è stato aver regolato Djokovic (pur con tutte le attenuanti del gap anagrafico) in due appuntamenti simili e a distanza così ravvicinata.

Due partite

Il match è stato degno di una finale di tal calibro. A Medvedev riesce tutto nei primi due set, glaciale al servizio e perfetto in risposta, complice anche un Sinner apparso tutt’altro che in giornata. Non solo sul piano fisico ma anche mentale. La versione più brutta dell’altoatesino, però, sparisce quando sembrava tutto fatto per il russo. Quando, probabilmente, nessuno si aspettava più di vedere in campo il fuoriclasse visto in Davis. Bravo Sinner a capire il calo fisico e, forse, l’appagamento del rivale, proprio di chi vede il traguardo ormai a portata di racchetta. Da lì, dal terzo set, è iniziata un’altra partita, con l’azzurro che inizia a giocare e ripropone, in terra australiana, la versione di sé che, in Davis, aveva annullato a Djokovic tre match point, aprendo all’Italia la strada della finale. E, probabilmente, un nuovo capitolo del tennis mondiale.

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