E’ iniziato la Quirinale il secondo giorno di consultazioni dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Il presidente della Repubblica, che ieri ha incontrato le massime cariche dello Stato e il suo predecessore Giorgio Napolitano, vedrà i rappresentanti di 17 gruppi minori, a partire da quello Misto, di Camera e Senato.
Mattarella accelera
Il Colle punta a chiudere la partita entro domenica, per non lasciare il Paese per troppo tempo senza un governo. E questo rende possibile l’ipotesi di un reincarico dello stesso Renzi. Che da parte sua ha indicato le uniche due strade percorribili: o un esecutivo di responsabilità nazionale con tutti i partiti o il voto subito dopo la sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum. Al di là delle dichiarazioni ufficiali però nelle file dei Dem la tensione è alle stelle e le divisioni sul futuro faticano ad essere tenute sotto traccia. La minoranza del partito infatti non fa mistero di puntare ad un governo a guida Pd che duri fino alla fine della legislatura.
La posizione di Berlusconi
Le acque sono agitate anche dentro Forza Italia. Silvio Berlusconi è atteso a Roma per fare il punto con il vertice del suo partito alla vigilia dell’incontro con Mattarella previsto per sabato pomeriggio. Ufficialmente la linea del Cavaliere non cambia: una maggioranza c’è già in Parlamento – è il ragionamento – sta a loro esprimere un presidente del Consiglio. Fi non è disponibile a dare sostegno a nessun governo ma a discutere sulle modifiche della legge elettorale assolutamente sì. Come spesso accade però, il Cavaliere si tiene aperte diverse opzioni e la suggestione di poter tornare protagonista al governo è un opzione che in assoluto non si può ancora scartare. L’ex premier attende di ascoltare quello che dirà Mattarella (nonostante già da diversi giorni il Colle sia in contatto con Arcore tramite Gianni Letta) e le opzioni che il Capo dello Stato metterà sul tavolo.
Rischi
Berlusconi sa bene però che dare il via libera ad un governo con i voti di Forza Italia metterebbe la parola fine sull’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia e rischia di mettere in discussione anche la tenuta del suo partito, contrario a fare l’ennesima torsione. A meno che, si ragiona in ambienti azzurri provando ad interpretare il pensiero del Cav, non venga offerta sul piatto della trattativa un Italicum fortemente connotato in senso proporzionale, con un forte sbarramento. Cosa che, si ragiona sempre, consentirebbe ad Fi di avere una sua autonomia di movimento nell’ambito del centrodestra, senza dover sottostare per forza alle richieste degli alleati. Ma una soglia di entrata alta metterebbe in crisi la maggioranza visto che sarebbe inaccettabile per Alfano e i piccoli partiti.
M5s chiude
Indisponibili a sostenere un nuovo esecutivo sono il resto dei partiti dell’opposizione anche se a far discutere è in particolare il Movimento Cinque Stelle. Il vice presidente della Camera Luigi Di Maio apre alla possibilità di andare al voto dopo la sentenza della Consulta con Renzi dimissionario a palazzo Chigi. Che la vera battaglia però sia la legge elettorale è fuori discussione. Da ciò infatti dipenderà la conformazione futura di molti partiti, a partire da quelli del centrodestra.