80 candeline per Renato Pozzetto che, nel giorno in cui si ricorda la festa nazionale francese, festeggia anche il suo compleanno.
Milanese, ma varesino di nascita muove i suoi primi passi tra Laveno, sulle rive del Lago Maggiore, e Gemonio, dove i genitori milanesi trovano rifugio durante i bombardamenti.
Dopo la fine della guerra, consegue il diploma in geometra all’istituto Carlo Cattaneo e ritrova sui banchi di scuola Aurelio “Cochi” Ponzoni (anche lui cresciuto a Gemonio) e lo trascina nelle prime esperienze da cabaret. Cochi progetta e inventa, lui ci mette la verve, una vena surreale e il fisico.
©Daniele Cantoni
Cochi e Renato
Una coppia che alla lontana rievoca Stanlio e Ollio ed ha subito successo; nel ’64 sono già “Cochi e Renato”. Si esibiscono per la prima volta all’Osteria dell’Oca e dopo, insieme a Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Bruno Lauzi e Lino Toffolo si riuniscono nel “Gruppo Motore” con cui approdano al Derby di Milano. E’ il tempio del nuovo spettacolo, tra underground e gusto pop e qui la televisione cerca i nuovi talenti dell’intrattenimento. In meno di quattro anni Cochi e Renato sono già protagonisti alla Rai con varietà come “Quelli della domenica” e, soprattutto “Il poeta e il contadino” (1973).
©PietroMollo
I successi
La sua bravura lo porta presto sul palco di “Canzonissima” sempre con Cochi. Questa occasione varrà per loro come una laurea ad honorem.
Il merito è anche di Jannacci che con loro scrive motivi popolarissimi come “La canzone intelligente” o “E la vita, la vita”, ma i due ci mettono le facce, la mimica, un modello straniato di comicità e sorriso che conquista tutti, giovani e adulti.
Il segreto della comicità di Renato Pozzetto
L’aria imbambolata, la surrealtà di un personaggio che diverte perché sembra implacabilmente fuori sincrono con una realtà che non riesce a capire. Un grande ingenuo, un innocente Candido che con la sua estraneità riesce a mostrare quanto il vero paradosso non sia lui, ma tutto ciò che gli ruota intorno.
Rispetto al suo compagno d’avventura Renato Pozzetto fa valere una dimensione propria, un impasto di ingenuità e goffaggine assolutamente irresistibile.
Una garanzia per il divertimento assicurato
Per oltre vent’anni Renato sarà uno dei pochi “nomi sicuri” del divertimento popolare al cinema: basta il suo nome in cartellone (come per Villaggio, Celentano, Abatantuono, Boldi&De Sica) per avere successo e i produttori lo sanno: fino al ’94 lavora al ritmo di due o tre film all’anno e per quattro volte si dirige da solo, per il puro piacere di sviare dai suoi ruoli abituali.
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La vita privata di Renato Pozzetto
L’attore è stato sposato dal 1967 al 2009 con Brunella Gruber, unico amore della sua vita. La moglie, di cui ha sempre dipinto un dolcissimo ritratto, è scomparsa poco
prima di Natale lasciandolo in balia dei ricordi di un’esistenza insieme.
La coppia ha avuto due figli, Francesca e Giacomo Pozzetto, e la famiglia è sempre stata unita da un legame inossidabile.
In un’intervista a Libero, l’attore ha descritto il sentimento che lo legava alla sua Brunella: “Ho avuto la fortuna di essere stato sempre innamorato di mia moglie Brunella che ho perso nel 2009, pochi giorni prima di Natale. Ci siamo conosciuti da ragazzini sul lago Maggiore ed è stata una compagna fantastica, estranea al mondo dello spettacolo“.