Sin dall’inizio del suo Pontificato Papa Francesco non ha mai smesso di stupire. Quest’uomo venuto “dalla fine del mondo” da quasi due anni sta silenziosamente traghettando la Chiesa, ma non solo, verso nuovi orizzonti, e lo fa attraverso numerosi fuori programma come il Giubileo della Misericordia, l’enciclica “Laudato Sii” o l’istituzione, poco meno di un mesa fa, della prima Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, che verrà celebrata in tutto il mondo proprio oggi. “Con i vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate e i fedeli laici della Curia romana, ci troveremo nella Basilica di S. Pietro alle ore 17, per la Liturgia della Parola, alla quale invito a partecipare tutti i romani, tutti i pellegrini e quanti lo desiderano”.
Il Santo Padre, che ha affidato il suo ministero pastorale a San Francesco, sembra attualizzare il messaggio evangelico attraverso l’esempio del poverello di Assisi. “Come cristiani vogliamo offrire il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo. Per questo dobbiamo prima di tutto attingere dal nostro ricco patrimonio spirituale le motivazioni che alimentano la passione per la cura del creato, ricordando sempre che per i credenti in Gesù Cristo, Verbo di Dio fattosi uomo per noi, la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che li circonda.”
Il Pontefice, come vero profeta della storia, legge nella crisi ecologica in cui siamo immersi un richiamo alla conversione, affinché l’uomo torni a scoprire la sua primordiale vocazione, quella di custodire l’opera di Dio. Ed è proprio questo l’obiettivo principale della giornata di preghiera, risvegliare le coscienze portando al centro dell’attenzione la relazione tra individuo e natura.
All’evento mondiale fa eco il nuovo Dossier pubblicato dalla Caritas dal titolo “Ecologia integrale. L’industria estrattiva mina sempre più ambiente e salute delle comunità locali”, dedicato in modo particolare al tema dell’ambiente e alla situazione che vive la Repubblica del Congo in Africa.
Nel testo viene ricordato come la Terra sia andata incontro ad un innalzamento costante delle temperature, al depauperamento progressivo degli ecosistemi, all’aumento del 470% dei disastri naturali negli ultimi 30 anni e alla devastazione di intere comunità. “A livello mondiale – viene sottolineato nel dossier – sono ancora una volta i più poveri a pagare il conto dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento”.
In particolare la documentazione raccolta dalla Caritas si concentra su quanto sta accadendo nella Repubblica del Congo dove l’avvelenamento dell’ambiente e delle persone ad opere delle compagnie petrolifere presenti nel Paese testimonia “un modello di sviluppo globale insostenibile, ingiusto e violento”. Anche in questo caso sembra necessaria una profonda revisione degli stili di vita dell’uomo moderno, affinché attraverso la consapevolezza dalla sua chiamata, possa collaborare a diffondere una cultura della vita e non della morte.