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Patrick Zaky resta in carcere: arresto rinnovato per altri 45 giorni

Lo studente egiziano dell'Università di Bologna è stato arrestato otto mesi fa con l'accusa di propaganda contro lo Stato

Altri quarantacinque giorni di carcere per Patrick Zaky, lo studente dell’Università di Bologna arrestato al Cairo otto mesi fa. Lo studente egiziano, accusato di propaganda contro lo Stato, non sarebbe stato condotto in Tribunale. Una situazione che, come spiegato da sua sorella Marise, “invece di migliorare peggiora di volta in volta“. A riferire il prosieguo della detenzione, l’avvocato di Zaky, Hoda Nasrallah. Lo studente, la cui famiglia è originaria di Mansoura, era stato per qualche tempo detenuto proprio in quella città, per poi essere trasferito a marzo al Cairo. Da quel momento, l’inizio di un calvario esasperato dall’emergenza coronavirus, che gli ha impedito di incontrare sia i propri parenti che il proprio legale. A settembre il primo incontro con sua mamma.

Il caso Zaky

Nonostante la detenzione prolungata, le accuse mosse contro Zaky non hanno mai affrontato vere e proprie discussioni. Il che ha di fatto provocato uno stallo a oltranza, con una detenzione ormai in atto da otto mesi e alle prese con un sistema di carcerazione preventiva che, in Egitto, può durare fino a due anni. Per questo, nelle scorse ore, il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha spiegato all’Ansa di come subentri la necessità di “un impegno serio del Governo italiano”. Una presa di posizione che “riesca a far uscire Patrick da questo incubo, perché è inimmaginabile che possa andare avanti ancora a oltranza questo meccanismo di rinvio della scarcerazione per chissà quali presunti supplementi di indagine basati sul nulla”.

La petizione

L’accusa rivolta a Patrick Zaky, è di aver assunto atteggiamenti sovversivi attraverso alcuni post su Facebook. La stessa Amnesty International ha da tempo avviato una raccolta firme volta a sollecitare le autorità egiziane nel processo di scarcerazione dello studente. Che, dopo il suo incontro con la madre, avrebbe ribadito per l’ennesima volta di voler resistere e proseguire i suoi studi in Italia. Amnesty ha raccolto più di 150 mila firme, da destinare all’ambasciata egiziana a Roma. Una petizione che, al momento, non sarebbe ancora stata ricevuta.

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