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Esaltazione della Santa Croce: il significato di questa solennità

Il 14 settembre si celebra in tutta la Chiesa universale la solennità liturgica dell’esaltazione della Santa Croce. Questa data è comune all’Oriente e all’Occidente e fu il pontefice Sergio I (687-701) ad ordinarne la festa.

Questo particolare giorno richiama alla mente la figura e il ruolo di Elena, (248-329) divenuta poi santa, madre dell’imperatore Costantino (272-337) il quale con il famoso editto di Milano del 313 d.C., aveva concesso la libertà di culto. Elena, secondo la tradizione recandosi a Gerusalemme, avrebbe ritrovato presso il Golgota, le tre croci per crocifiggere Gesù e i due ladroni, i cui nomi erano Disma e Gesta, il 14 settembre del 327. Una guarigione prodigiosa e miracolosa di una delle croci, permise al tempo stesso di conoscere ed individuare il legno di Cristo.

Il Patriarca di Gerusalemme Macarios (III secolo- 335 circa) portò la croce su di un pulpito esponendola alla venerazione dei fedeli, che quando la videro innalzata verso l’alto gridarono a gran voce “Kyrie eleison”, che comunemente traduciamo con: Signore pietà, ma volendo potremmo dire “Signore abbi benevolenza”. Da allora una parte del sacro legno venne conservata nella basilica dell’Anastasis o della Resurrezione, divenuta poi del Santo Sepolcro.

Nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme sul colle Esquilino costruita sul palazzo “Sessorianum” appartenuto ad Elena, sono custodite nella cappella le reliquie della Croce.

Inoltre, oltre ai frammenti della Croce stessa, sono conservati un chiodo della Passione di Cristo lungo dodici centimetri, due spine della corona che fu posta sul capo di Nostro Signore dopo la flagellazione, troviamo anche il titolo posto sulla Croce “I.N.R.I.”, ed ancora frammenti pietrosi delle grotte di Betlemme e del Santo Sepolcro e parte del dito di S. Tommaso, col quale egli toccò la ferita del costato di Gesù.

La cappella delle reliquie a Santa Croce in Gerusalemme, vi sono anche frammenti della colonna della flagellazione, della grotta del Presepe e del Santo Sepolcro, uno dei trenta denari di Giuda, la spugna imbevuta d’aceto servita per dissetare Cristo ed il sasso su cui era seduto Gesù, quando perdonò la Maddalena. Una caratteristica di questa cappella è poi la scalinata detta Calvario, all’inizio della quale c’è una parte della croce del “buon ladrone”.

Possiamo affermare senz’altro che la Croce, per ogni cristiano è il centro della propria fede. Ce lo ricorda lo stesso Gesù: “…chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me…”. E’ un invito ad imitarlo, a seguirlo prendendo ogni giorno la propria croce.

Cristo ha preso su di sé la Croce, pagando Lui per tutti: per i buoni e i cattivi, per i credenti e per gli agnostici, per la liberazione da ogni angoscia o peso morale, per la gioia e la speranza di tutti gli uomini perché tutti, seppur in modo e intensità diversi, sono infelici, delusi, insoddisfatti, bisognosi di un costante sostegno dall’ Alto.

L’uomo appeso alla Croce ci assicura questo sostegno. La sua immagine sta a ricordare il Suo grido a favore degli uomini erranti: “…Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno…”. Impossibile dire quanti uomini smarriti, giunti perfino sull’ orlo della disperazione, in quel volto hanno trovato luce, speranza e serenità.

A tutti gli avversari della Croce, di ieri e di oggi, soprattutto se cercatori in buona fede, di verità, di felicità e di libertà valga il suggerimento fatto scrivere dal poeta Gabriello Chiabrera (1552-1638) sulla sua tomba: “Io invano ho cercato la felicità sul Parnaso. Tu, meglio consigliato, cercala sul Calvario”.

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