A qualche ora dall’entrata in vigore delle nuove misure, il ministro della Salute Roberto Speranza interviene per cercare di contenere le rimostranze dei territori. Specie di coloro che, ritrovatisi in fascia rossa, non hanno mancato di far notare il loro malcontento. Speranza riferirà domani in Aula circa i provvedimenti adottati ma, per ora, tenta di tamponare le istanze delle Regioni considerate più a rischio. Una delle quali, la Calabria, ha fatto sapere che impugnerà il provvedimento emesso. “Le Regioni alimentano i dati con cui la cabina di regia effettua il monitoraggio dal mese di maggio. Nella cabina di regia ci sono tre rappresentanti indicati dalle Regioni. È surreale che anziché assumersi la loro parte di responsabilità ci sia chi faccia finta di ignorare la gravità dei dati che riguardano i propri territori. Serve unità e responsabilità. Non polemiche inutili”.
Lombardia e Piemonte
Dalle Regioni, però, continua ad arrivare a Roma il dissenso per quella che, a tutti gli effetti, sarà una misura di lockdown, seppure più contenuto rispetto a quello di marzo. Per il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, l’inserimento del territorio in zona rossa “è uno schiaffo a tutti i lombardi”, mentre il suo omologo piemontese, Alberto Cirio, parla di “due pesi e due misure” utilizzate fra Piemonte e altre zone le cui situazioni, secondo il presidente regionale, risulterebbero molto simili.
“Ho passato le ore a rileggere i dati, regione per regione, a cercare di capire come e perché il Governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili”. Secondo Cirio, i dati di riferimento sono “vecchi di almeno 10 giorni“, parlando invece di un “netto miglioramento dell’Rt del Piemonte, sceso nell’ultima settimana grazie alle scelte di prudenza che la Regione aveva già saputo adottare”. Dato che, per il governatore, “non è stato preso in nessuna considerazione”.
Regioni “arancioni”
Ma se la carica viene suonata dalle Regioni finite in fascia rossa, anche dagli altri territori arrivano richieste di chiarezza. Fra i primi a manifestare perplessità, il governatore della Sicilia Nello Musumeci, intervenuto sul tema subito dopo la conferenza del premier Conte: “La scelta del governo nazionale di relegare la Sicilia a zona arancione appare assurda e irragionevole. L’ho detto e ripetuto al ministro della Salute Speranza, che ha voluto adottare la grave decisione senza alcuna preventiva intesa con la Regione e al di fuori di ogni legittima spiegazione scientifica”. Secondo Musumeci “la Campania ha avuto oltre quattromila nuovi positivi; la Sicilia poco più di mille. La Campania ha quasi 55mila positivi, la Sicilia 18mila. Vogliamo parlare del Lazio? Ricovera oggi 2.317 positivi a fronte dei 1.100 siciliani, con 217 in terapia intensiva a fronte dei nostri 148. Eppure, Campania e Lazio sono assegnate a zona gialla”.