L’appello alla responsabilità europea lanciato dalla presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, si scontra con una freddezza complessiva nella ricezione delle sue parole, lette più come un ostacolo che una mano tesa sul piano della collaborazione in tempi di coronavirus. In serata, l’Italia replica con una nota del Colle a firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione“.
Il passo
Non la cita l’Unione europea, né tantomeno la governatrice della Bce Christine Lagarde ma il riferimento appare chiaro. “Non siamo qui per ridurre gli spread” aveva detto la neo-presidente, per poi aggiustare parzialmente il tiro: “‘L’Italia beneficerà delle nuove misure. Noi ci saremo”. Il che, in sostanza, significa che Lagarde fa il passo indietro che ci si aspettava incontrando l’apprezzamento del titolare del Mef Roberto Gualtieri (“La Bce è un presidio, è un bene che Lagarde abbia precisato le sue parole”) e registrando una riapertura sul possibile stop al Patto di stabilità, oltre che sull’esclusione del 100% delle spese per l’emergenza Covid-19 dal deficit.
La reazione
Le parole di Mattarella vanno a uniformarsi a quella che, finora, è stata la linea del governo, mostrando un’unità d’intenti importante nella classe politica italiana. E arrivano al termine di una giornata di particolare tensione sia sul piano comunitario che nell’andamento dei listini. Del resto, la decisione di Lagarde di non intervenire con il ribasso dei tassi aveva affossato i mercati, precipitando la Borsa di Milano a una perdita del 16,92%, stabilendo un record negativo. Il punto è che l’emergenza coronavirus interessa l’Europa tutta, non solo l’Italia. Per questo l’intervento della presidente ha lasciato complessivamente insoddisfatti, governo e mercati, ottenendo l’unico risultato di far impennare lo spread, con il differenziale tra Bund e Btp che arriva a toccare 262 punti.