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Coronavirus, lo studio: i malati sviluppano gli anticorpi

"Buona notizia: seppure in quantità variabili, promette bene per l'immunità" commenta il virologo Roberto Burioni tramite i social

Si è parlato molto della cosiddetta “patente di immunità”: chi ha avuto il virus ha prodotto gli anticorpi per combatterlo? Intorno a questo dilemma ha ruotato anche parte della discussione sulla ripartenza delle imprese per la fase due. Secondo uno studio di Nature, con un certo grado di variabilità, i pazienti sviluppano gli anticorpi.

Lo studio

Finora non era chiaro se la risposta degli anticorpi al virus SarsCov2 durasse nel tempo e se il test sierologico potesse essere utile. In questa ricerca, guidata daAi-Long Huang, si è visto che tutti i 285 pazienti studiati avevano sviluppato gli anticorpi specifici per il virus dopo circa 17-19 giorni dalla comparsa dei sintomi, mentre quelli con gli anticorpi IgM (quelli cioè che si attivano subito quando l’organismo entra in contatto con una nuova infezione, dando una protezione di breve durata) erano il 94,1%, dopo 20-22 giorni dall’inizio dei sintomi.

Lo sviluppo degli anticorpi

Nelle prime tre settimane dalla comparsa dei sintomi, c’è stato dunque un aumento di entrambi i tipi di anticorpi, anche se quelli IgM hanno mostrato un lieve calo nella terza settimana. Non sono stati invece trovati legami tra le caratteristiche cliniche di ogni malato e il diverso livello di anticorpi. Lo studio ha dimostrato inoltre l’utilità del test sierologico come metodo di sorveglianza su un gruppo di 164 contatti stretti dei pazienti positivi al Covid-19. Di queste persone, 16 erano risultate positive al tampone, di cui tre asintomatiche. Le altre 148 erano negative al tampone e non avevano sintomi. L’esame sierologico per gli anticorpi è stato fatto 30 giorni dopo l’esposizione al virus. Sedici persone positive al tampone avevano tutte gli anticorpi, mentre 7 dei 148 negativi al tampone avevano gli anticorpi specifici per il virus. Ciò significa che il 4,3% dei contatti stretti era sfuggito al tampone. Inoltre, 10 dei 164 contatti stretti di chi aveva gli anticorpi, era asintomatico.

 

Lo studio presenta dei limiti

Tuttavia, avvertono gli studiosi, il lavoro presenta alcune limitazioni. Non è stato fatto il test per rilevare le attività degli anticorpi IgG nel neutralizzare il virus, e inoltre il campione di pazienti in gravi condizioni studiato è piccolo. Il tampone rimane efficace per confermare precocemente l’infezione, ma l’esame degli anticorpi può essere importante come complemento per la diagnosi dei casi sospetti negativi al tampone, e nel sorvegliare le persone entrate in contatto con i malati ma asintomatici.

Il commento di Roberto Burioni

“Buona notizia: seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da COVID-19 producono anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l’immunità”. Così il virologo Roberto Burioni commenta su Twitter lo studio di Nature che conferma la presenza di anticorpi al SarsCov2.

 

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