Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 79esimoanniversario della Liberazione si è recato a Civitella in Val di Chiana. Al suo arrivo, ha osservato un minuto di raccoglimento di fronte all’epigrafe commemorativa dell’Eccidio di Civitella del 29 giugno 1944, ha deposto una corona presso il Monumento ai Caduti in Piazza Don Alcide Lazzeri e ha visitato la lapide ai Caduti nella Chiesa di Santa Maria Assunta. Si è svolta, quindi, la cerimonia commemorativa del 79° Anniversario della Liberazione nel corso della quale sono intervenuti: Andrea Tavarnesi, Sindaco di Civitella in Val di Chiana; Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana; Michela Ponzani, Docente di Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata; l’attrice Ottavia Piccolo che ha letto alcuni brani che ricordano l’Eccidio; Ida Balò, Presidente dell’Associazione “Civitella ricorda” che ha portato la sua testimonianza.
L’intervento del presidente della Repubblia a Civitella in Val di Chiana
“Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, citando le parole di Aldo Moro pronunciate nel 1975 durante la celebrazione della festa della liberazione a Civitella Val di Chiana.
“Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti”, ha detto Mattarella.
“Occorre – oggi e in futuro – far memoria di quelle stragi” nazifasciste “e di quelle vittime e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro”.
“Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l’Italia fascista – ha aggiunto – entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo. Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: ‘Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…'”.
“All’infamia della strage di Marzabotto, la più grande compiuta in Italia, seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni“, ha concluso Mattarella.
Fonte Ansa