“Troppi antibiotici fanno male. Non solo ai bambini, ma anche agli adulti e agli anziani. A livello pediatrico se ne fa ancora un uso eccessivo. Questo potrebbe influire negativamente sulla salute del bambino, anche una volta diventato adulto”. E’ il commento a InTerris.it del dottor Maurizio Maurizi, medico pediatra, in occasione della Giornata europea e della Settimana mondiale di sensibilizzazione sugli antibiotici. Maurizi è inoltre da anni attivo nell’uso dei probiotici quale strumento di prevenzione.
L’antibiotico resistenza: un problema mortale
Secondo il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), l’antibiotico resistenza minaccia la salute globale. In Italia, Nazione ‘maglia nera’ d’Europa, 15mila persone muoiono ogni anno l’anno per infezioni ospedaliere da batteri resistenti agli antibiotici. Si tratta di quasi la metà del totale dei decessi, sottolinea Ecdc.
Secondo la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), entro il 2050 i batteri super-resistenti agli antibiotici potrebbero divenire la prima causa di morte nel mondo, prima anche di infarto e ictus. E’ dunque necessario correre ai ripari e promuovere nuove strategie sull’utilizzo degli antibiotici nella popolazione adulta e pediatrica.
“Antibiotici non subito”: le nuove raccomandazioni Aifa
Una congrua attesa prima di iniziare ad utilizzare gli antibiotici. E’ questa – scrive Ansa – una delle indicazioni contenute nelle nuove Raccomandazioni per l’uso ottimale degli antibiotici pubblicate dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in occasione della Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella quale è incardinata anche la Giornata europea degli antibiotici celebrata ogni anno il 18 novembre.
Il commento del pediatra Maurizi
“Un uso più consapevole degli antibiotici è il primo passo per limitare il fenomeno dell’antibiotico resistenza”, prosegue Maurizi. “L’uso frequente (dunque: non occasionale) di antibiotici può portare a dei danni anche sul lungo periodo”.
“Lo squilibrio batterico in età pediatrica aumenta infatti il rischio di patologie croniche future. Patologie autoimmuni, allergie, sovrappeso, obesità, aumento della permeabilità intestinale … sono favorite da un uso inappropriato e ripetuto dell’antibiotico. Studi scientifici lo dimostrano”.
“Questo però non significa che l’uso dell’antibiotico nel bambino debba essere demonizzato tout court. Nessun medico vieterebbe l’antibiotico in caso di otite o altra infezione batterica. Ma non va usato nel fai-da-te o con patologie virali – come il Covid-19 – perché non servirebbe e anzi farebbe peggio. Virus e batteri non sono la stessa cosa e non rispondono alle stesse terapie”.
“I probiotici, al contrario, cercano di prevenire quelle patologie – otiti, infiammazioni etc. – che poi porterebbero all’uso dell’antibiotico. Io seguo da anni la ‘scuola’ del dottor Francesco Di Pierro, responsabile dell’ambulatorio Microbiota presso la Fondazione Poliambulanza di Brescia con ottimi risultati sui miei piccoli pazienti. Alcuni batteri infatti sono ‘buoni’ e vanno usati a nostro vantaggio, al fine di non dover usare in futuro (nuovamente) un antibiotico per quella patologia. Prevenire è meglio che curare!”.
Quando allora usare un antibiotico?
“Quando lo prescrive il medico (pediatra o generico) dopo una visita accurata. No al ‘fai da te’ dei genitori, lo ripeto! Questo perché il 90% delle infezioni sono di natura virale e non batterica. In proporzione significa che quando un bambino ha la febbre, 9 volte su 10 non avrebbe bisogno dell’antibiotico. Le febbri virali infatti tendono a guarire spontaneamente in tre, massimo quattro giorni”.
“Per questo l’AIFA nelle nuove direttive raccomanda un uso ‘non affrettato’ dell’antibiotico. Nei bambini piccoli la febbre può essere anche molto alta. Nelle prime ore (24-72) basta il paracetamolo per abbassare la febbre. S dovesse superare le 72 ore, è bene consultare il proprio medico”.
“Un largo uso degli antibiotici, dal bambino all’anziano, è certamente dannoso. A volte è impossibile farne a meno; altre volte invece basterebbe vigilare e attendere. Magari prevenire e rinforzare l’organismo grazie alla difesa naturale dei probiotici. In conclusione, è necessario creare una nuova cultura, anche nella classe medica: un nuovo approccio medico preventivo oltre (e prima) che curativo. Per evitare, curando, di fare danni maggiori”.