“La gratitudine non è solo la più grande delle virtù, ma è anche la madre di tutte le altre”. Questa frase del grande oratore e scrittore latino Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.), ci aiuta a capire l’importanza della parola gratitudine, una parola quasi dimenticata. Fin dall’antichità, tra i filosofi greci e poi anche nel mondo romano, la stessa gratitudine era considerata addirittura un valore centrale per la tenuta dell’ordine socio-politico.
La parola gratitudine ha origini latine. Deriva dal sostantivo gratitudo che, a sua volta, è formato dall’aggettivo “gratus”, che significa “grato”, riconoscente, piacevole. Possiamo distinguere una gratitudine in sé, connessa al fatto stesso di essere in vita, ed una gratitudine intesa come sentimento di gioia, soddisfazione o riconoscenza in risposta alla gentilezza mostrata da altri.
Dobbiamo intendere la gratitudine come un atteggiamento che parte dal cuore del singolo individuo, è una forma di riconoscenza di cordialità verso la persona che ci ha fatto del bene, e questo atteggiamento si dimostra attraverso dei gesti adeguati. Essa è un sentimento profondo che nasce dal riconoscimento di un bene ricevuto e dal desiderio di ricambiare questa gentilezza. È un sentimento complesso che coinvolge sia l’aspetto emotivo che quello sociale.
Essere grati, non dovrebbe essere “una tantum”, ma dovrebbe far parte del quotidiano, del nostro modo di vivere, di agire e di comportarsi all’interno della società. Non sempre siamo in grado o vogliamo riconoscere che ci sono tanti motivi, tante situazioni che richiedono la nostra gratitudine, siamo talvolta troppo immersi in noi stessi, che facciamo, forse presi anche dal proprio orgoglio, finta di dimenticare di essere grati verso qualcuno, e quel qualcuno, in definitiva è il nostro prossimo, vicino o lontano che sia. Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che la gratitudine è strettamente correlata al benessere psicologico e fisico, migliorando l’umore, rafforzando le relazioni interpersonali e aumentando la resilienza.
La scrittrice e giornalista Assunta Corbo, nel suo libro : “Dire, fare…ringraziare “ ha scritto: “La gratitudine è una forza potente che è in grado di rivoluzionare la nostra esistenza. Scoprirla è stato il dono più grande che ho fatto a me stessa e alle persone che amo”. Avere un sentimento di gratitudine è qualcosa di un semplice e a volte scontato “grazie”, significa possedere soprattutto quell’atteggiamento mentale che ci ricorda di essere riconoscenti, essenzialmente verso tutte quelle cose positive che possono presentarsi nella nostra esistenza. Dovremmo tutti fare pratica di gratitudine, infatti chi mostra gratitudine, vede ridotti i livelli di stress, ansia, e sappiamo quanta gente vive in uno stato di ansia, quasi perenne.
Lo psicologo americano Robert A. Emmans, probabilmente il massimo studioso di “gratitudine”, la definisce nei suoi libri, come il riconoscimento di un bene che viene da fuori; la stessa gratitudine, è infatti, un sentimento sociale che rafforza i legami, mentre fa stare bene il singolo individuo.
Ritornano alla mente quanto disse nell’udienza del 13 maggio del 2015 Papa Francesco rivolgendosi ai tanti fedeli presenti sulla piazza: “….Dobbiamo diventare intransigenti sull’educazione alla gratitudine, alla riconoscenza: la dignità della persona e la giustizia sociale passano entrambe da qui… La gratitudine, poi, per un credente, è nel cuore stesso della fede: un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio. Sentite bene: un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio. Ricordiamo la domanda di Gesù, quando guarì dieci lebbrosi e solo uno di loro tornò a ringraziare…”.
La gratitudine è pertanto un aprirsi all’altro, e allo stesso tempo, offrire la possibilità di fare e ricevere del bene. Tommaso D’Aquino teologo e filosofo (1224-1274) ci ricorda che la gratitudine consiste nel riconoscere il beneficio ricevuto, e nel lodare e rendere grazie.