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In montagna: il contatto diretto tra Dio e l’uomo

La montagna ha sempre conservato e conserva ancora un fascino tutto particolare. La montagna permette di rilassarsi attraverso passeggiate, respirando veramente aria pulita e limpida: a contatto con la natura si può realmente scoprire tutta la bellezza e l’immensità del creato. Arrivando in cima alle montagne capita spesso di incontrare una croce, posta dall’uomo a ricordo di qualche scalata particolare o a testimoniare il diretto contatto che esiste tra Dio e la montagna e tra Dio e l’uomo.

Nella vita dell’umanità la montagna ha sempre occupato, sin dall’antichità, un posto e un ruolo importante e significativo: Dio stesso più volte ha manifestato la sua grandezza, facendo salire l’uomo sempre più in alto per parlargli e per guidarlo sul giusto sentiero. Nella Bibbia diverse sono le montagne che hanno fatto da sfondo a episodi e avvenimenti che hanno caratterizzato la vita stessa dell’umanità: basta ricordare l’approdo dell’Arca sul monte Ararat, è situato nella Turchia orientale, ai confini con Armenia, Iran e Azerbaigian. La fama del Monte Ararat è legata indissolubilmente al racconto biblico del Diluvio Universale. Secondo la Genesi, l’Arca di Noè, dopo aver navigato per 40 giorni e 40 notti, si arenò sulle cime di una montagna. Questa montagna è spesso identificata con l’Ararat, rendendolo un luogo di pellegrinaggio per molti credenti.

Ricordiamo che la montagna fa da sfondo al sacrificio chiesto ad Abramo sul monte Moria, o il Sinai dove Mosè ricevette dall’Onnipotente le Tavole della Legge…o, più ancora, al monte Carmelo, una catena montuosa in Israele dove il profeta Elia ebbe la famosa visione, questo stesso monte è citato più volte nell’Antico Testamento, e proprio Elia vi stabilì la sua dimora, arrivando a sfidare i profeti di Baal, come narrato nel Primo Libro dei Re.

I profeti di Baal erano sacerdoti e seguaci di una delle divinità più importanti del pantheon cananeo, Baal. Questa divinità era venerata in molte culture antiche del Vicino Oriente, tra cui i Fenici e i Cananei. Baal era spesso associato al cielo, alla fertilità, alla pioggia e ai temporali, e veniva considerato il dio supremo da molte di queste culture.

Non possiamo dimenticare come anche Gesù prediligesse la montagna: sul Tabor che si trova in Israele, nella regione della Galilea, una collina che si eleva di circa 400 metri sulla pianura circostante, chiamato più tardi il monte Santo, qui si trasfigura davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni. Quando si parla di “Monte delle Beatitudini“, ci si riferisce a quel luogo in Galilea, sulle rive del Mar di Galilea, dove Gesù pronunciò il suo celebre discorso: dove elenca, rivolgendosi ad una moltitudine di gente accorsa da ogni parte per ascoltarlo, ed è da qui, che pronuncia le “Beatitudini”, definite la Magna Charta del cristianoE’ sul monte degli Ulivi, un’altura a est di Gerusalemme, che raccolto in preghiera, Gesù, accetta di compiere la volontà del Padre e infine è inchiodato alla croce sul Golgota, anch’esso un monte: il suo nome, deriva dall’aramaico significa “luogo del cranio”.

Senza dubbio la montagna invita e anche “costringe” ad alzare lo sguardo verso l’alto portandoci oltre l’orizzonte, facendoci scoprire sensazioni ed emozioni che il nostro vivere quotidiano, forse qualche volta mette da parte. La tranquillità e il silenzio delle alte vette sono come un avvertimento per l’uomo di oggi, circondato dal troppo rumore che il più delle volte diviene “chiasso”; come un richiamo a riscoprire negli angoli più suggestivi della montagna la possibilità di rivolgersi direttamente a Dio.

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