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La fraternità concreta a cui ispirarsi per la pace

L’Europa unita è il più grande baluardo della pace. I popoli d’Europa, vittime della guerra di ieri e destinati ad essere le prime vittime di una deprecabile guerra di domani, non vogliono né possono volere la guerra.” Alcide De Gasperi, nel 1950, attraverso un radiomessaggio, delineava il fondamento ideale dell’Europa e del bisogno di pace che, ogni popolo, deve instancabilmente perseguire. Questo pensiero, nell’attuale e complicato momento storico tratteggiato da numerosi conflitti, costituisce un luminoso esempio di quella che, senza alcuna esitazione, definirei “fraternità concreta” a cui, ognuno di noi, ha il dovere di ispirarsi nella propria vita quotidiana.  A tal proposito, pochi giorni fa, Papa Francesco, ricevendo i 184 ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, nell’Aula delle Benedizioni per il tradizionale incontro di auguri d’inizio anno, ha ricordato loro l’importanza di dialogare con tutti per allontanare lo spettro della guerra e “spezzare le catene di odio e vendetta che imprigionano e per disinnescare gli ordigni dell’egoismo, dell’orgoglio e della superbia umana”, radice di “ogni volontà belligerante che distrugge”.

I pensieri che ho citato, seppur pronunciati a distanza di oltre mezzo secolo l’uno dall’altro, richiamano tutti i cittadini, i governanti e i capi religiosi ad impegnarsi per la pace a tutto campo e senza riserve, mettendo al centro la tutela della vita ad ogni latitudine, attraverso una pratica sapiente della diplomazia per dirimere i conflitti e le controversie tra gli Stati prima che sfocino in insensate guerre fratricide. In nome della pace quindi, l’Europa e l’intera umanità, devono saper compiere scelte cruciali e, spesso, molto difficili, nell’ottica di salvaguardare l’integrità di tutti i membri della nostra “famiglia umana”.

Guardando al futuro pertanto, dobbiamo ricordare che, la costruzione di rapporti internazionali stabili e duraturi, basati sulla pace, deve cominciare innanzitutto dalle nostre relazioni umane quotidiane, le quali devono essere improntate alla pazienza, alla tolleranza e alla comprensione reciproca, pensando soprattutto ai nostri figli che, senza se e senza ma, devono poter vivere un futuro in cui, ogni guerra, dovrà essere un lontano e brutto ricordo.

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