Nessuna forma di pressione da parte dell'allora premier Renzi né dall'ex ministra Maria Elena Boschi sul caso Popolare di Vicenza-Banca Etruria. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso dell'audizione alla commissione d'inchiesta sulle banche presieduta da Pier Ferdinando Casini.
“Io ho appreso dell'interesse di Vicenza su Etruria ad aprile 2014” ha spiegato Visco che poi ha aggiunto: “Non abbiamo sollecitato un intervento“. Poi, rispondendo a una domanda, ha ammesso: “Nel 2013 potevamo essere più svegli? La risposta è forse sì. Ho due rimpianti: una è la questione delle sofferenze, di non avere spinto le banche a dotarsi di una capacità di recupero e l'altro, effettivamente, è su Vicenza perché noi Vicenza l'abbiamo sempre considerata una banca non straordinaria, non la migliore delle Popolari ma in quell'ambito lì in grado di fare acquisizioni di banche più piccole”. Secondo Visco, non ci fu alcuna pressione da parte di Renzi ma la richiesta di informazioni sull'aggregazione tra Banca Etruria e Popolare di Vicenza. “Nel primo incontro si parlò di boyscout – ha spiegato il governatore – nel secondo di economia e questioni internazionali e nel terzo incontro a Chigi con Padoan e Delrio parlammo di economia italiana e mondiale e poi lui (Renzi, ndr) chiese perché la Popolare di Vicenza si voleva comprare questi di Arezzo, e io non risposi”. Renzi, ha proseguito Visco, “parlò degli orafi. Era l'aprile del 2014. Io la presi come una battuta questa sugli orafi e come tale risposi, non entrai per niente nelle questioni di vigilanza. In un successivo incontro, parteciparono sempre Padoan e Delrio a colazione da noi – ha raccontato – ci fu la richiesta di Renzi di parlare di banche in difficoltà e io risposi che di banche in difficoltà parlo solo con il ministro dell'Economia”.
Visco ha evidenziato l'applicazione “rigorosa del segreto di ufficio a cui – ha osservato – noi ci atteniamo sempre” in Banca d'Italia. “Non ebbi mai nessuna tentazione, ma sicuramente lui la domanda la fece” ha spiegato. Di “Banca Etruria – ha aggiunto – io non voglio dire che non mi importava niente, è una banca vigilata da noi, in quell'epoca però eravamo molto preoccupati da Mps, dagli stress test pessimi per noi e il mio livello di attenzione era modesto, era molto alto su quel che riguardava la vigilanza”. Da Matteo Renzi “non c'è stata insistenza. C'è stata una richiesta del presidente del consiglio che mi è sembrata divertente”. Anche Fabio Panetta, vice direttore di Banca d'Italia, “ha avuto incontri e gli sono state chieste informazioni” su Banca Etruria, “ma solo questo, nessuna richiesta. L'abbiamo presa come una richiesta di chi è attento al suo territorio” ha concluso Visco.
Quanto alla Boschi, Visco ha ricordato che incontrò Panetta “in due occasioni”. “Avevamo già detto che non avremmo parlato di questioni di vigilanza riservate. Panetta mi riferì che non ci fu nessuna domanda di interventi particolari della Banca d'Italia, ma dispiacere e preoccupazione per le conseguenze per il territorio. Pressioni no, siamo persone mature che sanno che di certe cose non si parla e non ne abbiamo parlato” ha aggiunto Visco. L'allora ministro Maria Elena Boschi “non effettuò nessuna sollecitazione di alcuna natura in favore di Banca Etruria né chiese informazioni riservate”. “Boschi ha chiarito esplicitamente di non voler trattare atti su Etruria – ha spiegato Visco riferendo i contenuti dell'incontro – e di non aver nulla da recriminare per la sanzione ma ha espresso preoccupazione per l'economia della provincia la cui crisi avrebbe potuto essere aggravata dalla crisi del credito, sottolineando che bisognava stare attenti”.
Sul ministro Padoan il numero uno di Palazzo Koch ha affermato che “è stimatissimo, riceve grandi ammirazioni da ministri e governatori di orientamenti diversi ma noi abbiamo avuto 5 governi in 6 anni. Però – ha aggiunto – il ministro dell'Economia che va a trattare, tratta sempre con Schaeuble, anche se ora non più, che gli chiede sarai tu che verrai la prossima volta? Non è una critica alla politica ed è un dato su cui bisogna riflettere perché è un problema di stabilità. Io non voglio dire che la classe politica è instabile, né che gli elettori sbagliano a scegliere ma occorre riflettere su come portare le nostre valutazioni in Europa”. In Ue, ha aggiunto, “la prima cosa che dicono è che il nostro debito è troppo alto, sono spaventatissimi. L'Italia è giudicata un paese debole – ha concluso – che non cresce, invecchia e con un grande debito pubblico”. “Ho avuto rapporti di collaborazione pienissimi con il governo Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni – ha concluso il governatore – Nei miei colloqui con i presidenti del Consiglio, non c'è mai stato uno screzio, sempre ampia condivisione”.
Positiva la reazione del segretario del Pd che ha dichiarato come nessuno dei ministri del governo Renzi “ha mai svolto pressioni ma solo legittimi interessamenti legati al proprio territorio: attività istituzionalmente ineccepibile svolta anche da amministratori regionali di ogni colore politico. Ringrazio dunque il governatore Visco che mette la parola fine a settimane di speculazione mediatica e di linciaggio verbale verso esponenti del mio Governo. Confermo anche – ha aggiunto Renzi – che il nostro interesse per Etruria era decisamente minore rispetto ad altri gravi problemi del sistema del credito e il tempo che abbiamo impiegato a informarci di questo lo conferma: decisamente più rilevante è stato il lavoro congiunto su altri dossier, a cominciare da quello di Atlante. Rivendico il fatto di essermi interessato a tutti i singoli territori, nessuno escluso, oggetto di crisi bancarie. Le difficoltà del calzaturiero marchigiano o del settore orafo aretino o dell'export veneto o del turismo pugliese stavano a cuore a me e al mio Governo come possono testimoniare le mie iniziative pubbliche e i numerosi incontri con Banca d'Italia, svoltisi sempre alla presenza di collaboratori e colleghi, quali Pier Carlo Padoan e Graziano Delrio”.