Moro. Una mattina di 40 anni fa il più grave attacco alla Repubblica. L'Italia rende omaggio a un grande leader politico, ai carabinieri Leonardi e Ricci e agli agenti di Polizia Iozzino Rivera e Zizzi”.
La commemorazione
Con un tweet il premier Paolo Gentiloni ricorda la strage di via Fani, dove il 16 marzo 1978 un commando delle Brigate rosse sequestrò l'allora presidente della Dc Aldo Moro dopo aver massacrato la sua scorta. Sul posto si è svolta la commemorazione, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha deposto una corona di fiori in ricordo delle vittime. Insieme ai lui i familiari della scorta di Moro e il presidente del Senato, Pietro Grasso, la presidente della Camera, Laura Boldrini, la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, con il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, il ministro Maurizio Martina e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
Ricordo
“Quaranta anni fa qui si è consumata una drammatica frattura tra Stato e cittadini. Ricordare le vittime di via Fani e l'impegno di Aldo Moro è essenziale perché il loro esempio è attuale – ha detto Martina – le istituzioni, lo Stato e tutte le forze politiche devono essere sempre all'altezza del tempo che vivono”.
La figlia
Alla vigilia dell'anniversario Maria Fida Moro, figlia dello statista, ha pubblicato un video appello intitolato “Adesso basta”. Nel 1974 – ha ricordato – “mio padre aveva deciso di far trasferire la scorta al completo ad altri servizi, perché non voleva che i suoi componenti morissero tragicamente. Ma i membri della stessa, avendolo saputo in modo ufficioso, erano andati dalla mamma perché intercedesse con papà per farli restare 'perché non volevano che papà morisse da solo'. Alla fine, come sappiamo, loro sono morti in via Fani e mio padre è morto proprio solo e in una maniera terribile, il 9 maggio dello stesso anno”. “Immediatamente dopo l'uccisione di papà – ha proseguito – tutte le scorte sono state rimosse: logico no?. Allora sono successe due cose straordinarie. Il carabiniere che scortava mia madre se ne è andato in pensione ed è rimasto di sua iniziativa per aiutare la mamma. I due giovanissimi carabinieri, che costituivano la scorta di Luca, che erano stati trasferiti altrove in turni e servizi diversi, per anni nel giorno libero venivano gratuitamente a lavorare. E lo stesso hanno fatto due poliziotti e due finanzieri. Lo Stato e le sue istituzioni dovrebbero prendere esempio da queste azioni solidali e gratuite invece di escludere in modo assurdo Aldo Moro, simbolo insanguinato degli anni di piombo, dall'applicazione totale della legge in favore delle vittime del terrorismo“