L'agricoltura è l’unico settore produttivo a far registrare un calo congiunturale del valore aggiunto anche per effetto della deflazione nei campi dove la frutta estiva, dalle albicocche alle pesche, è stata pagata pochi centesimi, circa il 30% in meno rispetto allo scorso anno e al di sotto dei costi di produzione, afferma Coldiretti in riferimento ai dati Istat sull’andamento del Pil in Italia nel terzo trimestre 2019 che vede calo dell'attività per l'agricoltura e contenuti aumenti del valore aggiunto reale per l'industria e per l'insieme del terziario. Gli agricoltori, sottolinea Coldiretti, per potersi permettere un caffè devono vendere tre chili di frutta sulla quale pesano quest’anno i drammatici attacchi della cimice asiatica che in Emilia Romagna, in particolare nelle province di Modena, Ferrara e Bologna, hanno portato in alcune aziende a perdite fino al 100% del raccolto.
Produttori penalizzati
I danni in regione – fa sapere Coldiretti Emilia Romagna – sono stimati fra gli 80 e i 100 milioni di euro. Serve intensificare l’attività di controllo e vigilanza anche per evitare che vengano spacciati come nazionali prodotti importati ma, avverte Coldiretti, è anche necessario al più presto il recepimento della direttiva dell’Unione Europa numero 633 del 2019 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 per ristabilire condizioni contrattuali più eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori. Coldiretti Sicilia il 14 novembre a Palermo porterà migliaia di imprenditori agricoli “stanchi di aspettare i tempi della burocrazia”. “Da tutte le province dell’Isola arriveranno i giovani agricoltori che sono tornati a coltivare la terra dei nonni pur di non emigrare. Ci saranno le tante imprenditrici che hanno creato strutture ricettive per incrementare l’offerta turistica – dice Coldiretti – Ci saranno gli allevatori costretti a fare i conti con la burocrazia lentissima e l’incertezza delle norme del loro comparto. Lungo le vie centrali del capoluogo ci saranno i produttori di arance, grano, olio, uva, vino, ortofrutta e cioè le specialità agricole che hanno fatto grande la Regione insieme a tanti Sindaci che hanno già dato la loro adesione”.
Gli aiuti europei nel cassetto
“Il Programma di Sviluppo Rurale – commenta Francesco Ferreri, presidente regionale Coldiretti – è all’anno zero. Il nostro dossier mostra chiaramente i ritardi, le modifiche alle graduatorie e le tante incongruenze che stanno determinando una crisi senza precedenti del settore. Il comparto zootecnico è allo stremo per via delle incertezze della movimentazione degli animali. Gli aiuti europei ci sono ma restano nel cassetto della Regione e questo è davvero inconcepibile”.
Manca un piano incendi
“Mentre da un lato abbiamo imprenditori che scommettono nella qualità, dall’altra ancora una volta ci troviamo di fronte a istituzioni preposte lentissime, che non rispondono più alle esigenze di chi vuole investire. In un anno – aggiunge il presidente Ferreri – più di 150 giovani in attesa del Psr hanno lasciato le campagne dove avevano già iniziato a lavorare perché stanchi di aspettare. C’è poi la vertenza infrastrutturale, ogni temporale dissesta la viabilità interna isolando le aziende. Manca un piano contro gli incendi estivi e non c’è alcuna programmazione per far fronte a quello che è sotto gli occhi di tutti: il cambiamento climatico. Se non si pulisce il territorio sarà sempre peggio – conclude Francesco Ferreri”.
Dazi ed embargo
“L'Europa dovrebbe cogliere l'occasione dei dazi Usa per riaprire la questione dell'embargo russo che danneggia fortemente il nostro comparto ortofrutticolo, un mercato che vale più di 1 miliardo di euro per l'export agroalimentare italiano e che noi abbiamo deciso di regalare ad altri”, raccomanda detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini che ha partecipato all'assemblea dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari e della pesca, una presenza significativa per la rappresentanza del settore agroalimentare. “Stiamo lavorando con alcune realtà cooperativistiche – ha detto – motivo per il quale mi sembrava giusto essere presente qui oggi per ribadire le esigenze legate al mercato in termini di internazionalizzazione, di dazi e di infrastrutture”. Quindi “più riusciamo a fare massa critica su questi temi e meglio è per avere le condizioni per avere quelle risposte che daranno un futuro alle nostre aziende”. Quanto ad un nuovo modo di fare rappresentanza, Prandini ha precisato: “Vogliamo andare oltre un modello di singolo settore rappresentando la filiera in termini di opportunità”.
La sfida alla burocrazia
Sono 25mila le aziende agricole e le stalle censite che sfidano la burocrazia nei 131 Comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, e un rilevante indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo, documenta Coldiretti nel triste anniversario delle drammatiche scosse del 30 ottobre 2016 che hanno devastato il centro Italia. “Tra i settori più colpiti c’è sicuramente – spiega Coldiretti- quello dell’allevamento con un calo ad esempio del 20% del latte per la chiusura delle stalle e gli animali ancora sfollati nelle strutture provvisorie, ma in difficoltà è tutta l’economia locale con il crollo del 70% delle vendite nei paesi svuotati. Una situazione che non ha però scoraggiato la maggioranza di agricoltori e allevatori che, a prezzo di mille difficoltà e sacrifici, non hanno abbandonato il territorio ferito e sono riusciti a garantire la produzione della maggior parte delle tipicità”.
Sos agriturismi del centro-Italia
In maggiori difficoltà si trovano anche i “444 agriturismi che secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat operano nell’area dei quali 42 in Abruzzo, 40 nel Lazio, 247 nelle Marche e 115 in Umbria. Se nel recente decreto sisma approvato dal Consiglio dei Ministri ci sono alcuni provvedimenti importanti, occorre ora sostenere la ripresa economica in ambito agricolo e alimentare per la diversificazione delle attività economiche e sviluppo di progetti di filiera con interventi su abitazioni, investimenti aziendali per la ristrutturazione, rendendo effettivo e celere il coordinamento tra i diversi enti coinvolti”, sottolinea la principale associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana.
La riconversione necessaria
Una soluzione per le stalle potrebbe essere, per Coldiretti, quella di incentivare la possibilità agli allevatori di riconvertire la struttura temporanea rendendola una stalla vera e propria attraverso contributi finalizzati al suo adeguamento che ricomprendano anche i costi di demolizione della struttura originaria. Per sostenere la ripresa produttiva, evidenzia LaPresse, occorre poi puntare sulla decontribuzione per i giovani che aprono un’impresa agricola mentre un altro canale va attivato per interventi urgenti di manutenzione straordinaria, di messa in sicurezza di strade e infrastrutture, di campagne di marketing (agricoltura, ristorazione, turismo e artigianato) da parte degli enti locali. Coldiretti chiede anche la creazione di un tavolo da tenersi a cadenza semestrale -che riunisca i principali soggetti istituzionali (a livello nazionale e regionale) e Coldiretti stessa, con il compito di registrare, monitorare e verificare lo stato di avanzamento della ricostruzione e dell’efficacia delle misure messe in campo a sostegno delle aree e delle imprese agricole.
La macchina della ricostruzione
Serve “ricostruire” le comunità locali e frenare lo spopolamento garantendo le condizioni necessarie affinché le persone tornino o restino a vivere e lavorare nelle aree terremotate, avverte Prandini ricordando che “se la macchina della ricostruzione stenta a mettersi in moto non altrettanto può dirsi di quella della solidarietà, che dalle prime ore del sisma ad oggi ha visto una serie di iniziative promosse dalla Coldiretti che hanno coinvolto tanto gli agricoltori delle altre regioni quanto i cittadini, oltre a consorzi e associazioni”.