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Rossi: “Brave Sardine, ma ora serve anche una buona destra”

Le Sardine si rivolgono anche alla destra, se le ascolta. A dirlo è Filippo Rossi, giornalista ed operatore culturale, fondatore e responsabile del festival Caffeina. Ma a parlare è soprattutto lo studioso della destra italiana, il “visionario” come taluni lo definiscono, intenzionato ad avviare il cantiere di una destra moderata, che in fondo nel panorama politico italiano ancora manca, strattonata da una destra sovranista, centrata sull'escalation dell'urlo. Al progetto, Filippo Rossi ha dedicato il libro Dalla parte di Jekyll – Manifesto della buona destra (Marsilio), con cui si rivolge idealmente a una destra “buona” appunto, che ascolta il cuore del Paese, non punta alla sua pancia. All'indomani della manifestazione delle Sardine, Interris.it lo ha intervistato.

Filippo Rossi, ieri è sceso in piazza?
“Sì, ci sono andato prima di recarmi a Fermo, dove avevo la presentazione del mio libro. Il giorno prima ero anche stato fra le sardine in piazza a Viterbo, la mia città”.

Che impressione si è fatto?
“Ho visto una piazza tranquilla e policulturale contro un modo di pensare la politica che ha stufato la maggioranza degli italiani”.

In piazza c'erano anche esponenti di destra?
“C'erano per certo gli appartenenti a una destra che mi piace raccontare. Ne ho visti a Roma, ne ho visti altrettanti a Viterbo e sicuramente c'erano in altre città italiane”.

Secondo lei, le Sardine possono fare bene alla destra?
“Sicuramente non all'estrema destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma certamente possono fare bene a quella destra che li ascolta”.

A quale destra si riferisce?
“A una destra diversa, più civile, più concreta, più europea, che sappia ascoltare queste spinte che vengono da parte degli italiani. È una destra che ci stiamo impegnando a costruire. Siamo ancora alla fase progettuale di questo cantiere per ora”

E cosa dice di quella destra che, al contrario, si dissocia?
“Innanzitutto, in Italia esistono due destre – se non di più. Quella oggi dominante, rappresentata da Giorgia Meloni o Matteo Salvini, dice altro rispetto al movimento delle sardine. In questo senso, non capisco perché un tifoso della destra di Meloni o Salvini dovrebbe scendere in piazza per dire che serve una politica più pacata e meno urlata. La destra che, invece, mi piacere raccontare non era esclusa da quella piazza”.

Nel suo libro “Dalla parte di Jekyll – Manifesto della buona destra“, si scaglia contro la tendenza totalitaristica che vuole uniformare la destra. Crede sia sbagliato incasellare le Sardine con un approccio simile?
“Sì, lo trovo assolutamente sbagliato. Non perché loro non provengano da sinistra, ma perché stanno al di fuori dei partiti strutturati e stanno dando voce a un'esigenza trasversale nella politica italiana, che è meno propagandistica, ma più contenutistica e concreta. Non si può pretendere da un movimento spontaneo di piazza il rigore di un programma di governo”.

Dove sta, dunque, la forza delle Sardine? 
“Loro aggregano cittadini che si erano allontanati dalla politica. In qualche modo, c'è un'esigenza di costruire una struttura. Detto questo, decideranno loro se entrare in politica, e decideranno bene”.

Sabato prossimo a Milano nascerà la “Lega per Salvini Premier”. Non crede vi sia il rischio che il nuovo progetto assorbirà parte della destra a cui lei fa riferimento?
“Per questo motivo, faccio appello a tutti coloro che si stanno impegnando nella destra moderata. Mi riferisco a Mara Carfagna, Stefano Parisi, Flavio Tosi, Marco Taradash, fra i tanti: chiedo loro di unire insieme le forze per contrastare duramente il sovranismo, ricordando che la buona destra non può allearsi con una destra estrema. A tutti loro, che hanno la responsabilità di costruire la casa comune di una destra degna di questo nome, dico: 'Mettiamoci insieme, lavoriamo nei prossimi mesi per costruire un grande partito di destra moderata'”.

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