Civati, D’Alema e minoranza. Matteo Renzi, intervenuto al videoforum di Repubblica tv, ne ha per tutti. A partire da chi lo accusa di aver trasformato il Pd in una caricatura della Dc. Non è così per il premier: “I nostri elettori non moriranno democristiani – ha spiegato – c’è una sinistra riformista e una masochista”. Come quella che in Liguria non ha accettato la sconfitta di Cofferati alle primarie e ha “presentato un suo candidato, Pastorino, per far vincere Berlusconi. Per rianimarlo con un massaggio cardiaco”.
Renzi ha rivendicato le scelte compiute dal suo governo, a partire dal Jobs Act che non è, a suo dire, una legge di destra perché in passato qualcosa di simile è stato già fatto “da Clinton e Schroeder”, due uomini simbolo di quella sinistra moderna liberal che il capo del governo vorrebbe incarnare. Il suo progetto politico è ben definito, dunque, e il Partito della Nazione “non è un minestrone in cui entra di tutto. È un partito di sinistra con una visione riformista del Paese”.
Eppure la sua creatura perde pezzi, ieri Civati domani, forse, D’Alema e Bersani. “Chi va via merita tutto il nostro rispetto ma andarsene per far cosa – ha detto – Io voglio bene a Civati, ma sono andato a vedere sul suo sito ed è scritto aderisci a Civati, cioè aderisci a un cognome. Dicevano a me che personalizzo ma chi se ne va sembra che faccia formazioni personali”. E per quanto riguarda il Leader Massimo “mi pare che dentro il Pd ci siano delle espressioni varie – ha sottolineato – . Con grande rispetto per D’Alema e Bersani, non è che se non ci sono loro non c’è la sinistra che proviene dai Ds, perché la stragrande maggioranza del gruppo dirigente proviene dai Ds, il presidente Orfini, il vicesegretario Serracchiani, poi ci sono i nativi del Pd, poi la sinistra Dc, come Franceschini. Non è che siccome non c’è D’Alema non c’è sinistra: non è che sinistra è dove ci sono io. Se non c’è D’Alema, mi dispiace per D’Alema, non è detto che mi dispiace per il Paese”.
Intanto c’è da giocare la partita delle regionali, in Liguria ma anche in Campania dove Renzi, pur ammettendo imbarazzo per alcuni candidati del Pd, assicura che le liste dem “sono pulite” mentre su altre “collegate al Presidente si può discutere, ci sono candidati che non voterei neanche se costretto”.