L’unità di crisi della Farnesina è riuscita nelle ultime ore a individuare gli ultimi italiani segnalati, ma che ancora non erano stati rintracciati. A renderlo noto con un comunicato è il ministero degli Esteri che ha anche sottolineato che l’attività di monitoraggio da parte dell’Unità di Crisi, dell’Ambasciata a New Delhi e del Consolato Generale a Calcutta è sempre attivo per far fronte a ogni evenienza. Inoltre nella serata di ieri sono rientrate in Italia le salme di Oskar Piazza e Gigliola Mancinelli mentre continuano le ricerche dei corpi di Marco Pojer e Renzo Benedetti.
Nel frattempo il bilancio delle vittime continua a crescere. L’ultimo dato ufficiale parla di 7.557 morti e 14.536 feriti. Inoltre le squadre di ricerca e soccorso straniere hanno iniziato a lasciare il Paese. “Abbiamo chiesto loro di partire ieri sera e molte squadre se ne sono già andate – ha spiegato il portavoce del ministero degli interni, Laxmi Dhakal – se sono in gradi di rimuovere le macerie possono rimanere. Altrimenti c’è poca speranza di trovare altri sopravvissuti”.
Secondo i dati ufficiali sono ancora 112 gli stranieri di cui non si ha più notizia dopo il sisma, ma altre fonti parlano di centinaia di persone. “Secondo i nostri registri fra il 15 e il 25 aprile vi erano 558 turisti nella regione di Langtang. Alcuni sono stati soccorsi, ma stiamo verificando ancora i numeri”, ha dichiarato il capo del Nepal Tourism Board, Ramesh Adhikari.
Il terremoto che ha messo in ginocchio il Nepal lo scorso 25 aprile ha avuto anche dei pesanti effetti sull’industria del turismo e dell’alpinismo. La stagione delle scalate sull’Everest, che stava per iniziare, è definitivamente chiusa dopo la valanga che ha seppellito i 18 alpinisti al campo base. Inoltre gli “ice doctors” nepalesi – ossia gli esperti che attrezzano le vie di scalata sui ghiacciai – hanno fatto sapere che “è impossibile” ripristinare le strutture necessarie alle spedizioni internazionali per scalare il tetto del mondo.