In termini economici non esiste un nord. Ne esistono due: uno che cresce e uno che arretra. E’ la fotografia che emerge dai dati Unioncamere del secondo trimestre 2019 sulla produzione industriale. Il Piemonte ha segnato, per il quarto trimestre consecutivo, una variazione tendenziale negativa (-0,8%). Intanto in Europa torna a salire la produzione industriale ad agosto, dopo due mesi di calo. Nella zona euro è salita di 0,4%, nella Ue di 0,1%. In Italia è salita di 0,3%, dopo il calo di giugno (-0,3%) e luglio (-0,8%). Rispetto ad agosto dell'anno precedente, la produzione è scesa di 2,8% nella zona euro e 2% nell’Unione europea. Gli aumenti più consistenti si sono avuti a Malta (+5,6%), Estonia (+3,9%) e Lettonia (+3%). I cali più significativi invece in Croazia (-3%), Slovacchia (-2,6%) e Lituania (-2,4%). Sale, a sorpresa, la produzione industriale in Germania nel mese di agosto dopo due mesi di declino. L'aumento rispetto a luglio è dello 0,3% a fronte di un andamento zero stimato dagli economisti. Da inizio anno il passivo è comunque del 4% mentre gli ordini in ribasso segnalano un futuro non brillante.
Le cause del calo
Nonostante un rallentamento del prodotto interno lordo, la tendenza dell'Emilia-Romagna invece, si conferma migliore di quella nazionale (+0,1% nel 2019 e +0,6 nel 2020). E l’Emilia Romagna per capacità di crescita continua a essere al vertice della graduatoria nazionale nel 2019 e lo sarà anche nel 2020, insieme al Veneto, aumentando il proprio vantaggio rispetto alla Lombardia. In Piemonte vanno male i comparti trasporti e tessile, crescono alimentare e meccanica. Peggiore il biellese, secondo l'indagine congiunturale relativa al periodo aprile-giugno 2019 che nella regione ha coinvolto 1.789 imprese con quasi 120.000 addetti e 64,6 miliardo di fatturato.
Il caso Piemonte
“Il Piemonte è in affanno, segna un'ulteriore battuta d'arresto. Aiutiamo le imprese in difficoltà, medie e piccole ma anche grandi, a non perdere i talenti necessari per ripartire attraverso uno sforzo sul fronte della formazione”, afferma il presidente regionale di Unioncamere, Vincenzo Ilotte. Il nord del Piemonte, che non può avvantaggiarsi del buon risultato dell'industria alimentare, soffre proprio nei comparti che lo hanno sempre caratterizzato quali mezzi di trasporto, industrie elettriche ed elettroniche e filiera tessile. Solo adottando misure ad hoc e politiche attive che facilitino l'attività delle nostre imprese, garantendo condizioni di insediamento e crescita occupazionale e promuovendo una vera valorizzazione del nostro know-how, si potrà rimettere in moto la nostra macchina produttiva”. Secondo lo studio, in Piemonte va male la chimica (-1,2%) e i metalli segnano una contrazione dell'1,4%. Il calo del tessile (-2,3%) e dei mezzi di trasporto (-5,1%) appare ancora più consistente. In controtendenza il comparto alimentare, la cui produzione cresce del 3,5%. Con il segno più anche la meccanica, che incrementa la produzione dello 0,8%. Stabile l'andamento delle industrie elettriche ed elettroniche (+0,1%).
Flessione congiunturale
A luglio la produzione industriale continua a diminuire e registra un calo dello 0,7% sia su base mensile che rispetto a luglio 2018 (che aveva anche un giorno lavorativo in più), rileva l'Istat segnalando che la flessione congiunturale si verifica per il secondo mese consecutivo, mentre in termini tendenziali il segno meno ricorre ormai da cinque mesi. A eccezione dell'energia, tutti i principali settori di attività mostrano riduzioni, con un calo particolarmente marcato per i beni strumentali. La produzione di autoveicoli a luglio scende del 14% su base annua. Lo rileva l'Istat diffondendo il dato corretto per gli effetti di calendario. A giugno la caduta era stata ancora più forte.