Lotta al terrorismo, accelerazione dei rimpatri, contenimento del flusso di migranti, rispetto dei diritti umani. Sono questi i tre capisaldi su cui si è snodato il discorso che Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio italiano, ha pronunciato nel suo incontro a Tunisi con l'inviato Onu in Libia Ghassan Salamè.
“L'Italia – ha detto – chiede fortemente che sia le organizzazioni legate all'Onu, Unhcr e Oim, sia le ong in generale, approfittino dell'apertura che le autorità libiche finalmente iniziano a dare”. Il presidente italiano ha ricordato che la Libia “fino a un anno fa non voleva” la presenza nei campi profughi, “c'era l'impossibilità di lavorare sui rimpatri volontari e su potenziali corridoi umanitari dalla Libia. Ora si può fare, rispettando la sovranità delle autorità libiche. Gradualmente stanno aprendo”, bisogna dunque “molto accelerare e rafforzare l'intervento“.
Diritti umani
Riguardo ai diritti umani, con riferimento alla situazione nei campi profughi libici, Gentiloni ha detto: “Dobbiamo essere tutti traumatizzati e dobbiamo agire, ma la cosa che dobbiamo sapere tuttavia è che le situazioni di cui stiamo parlando vanno avanti da circa quattro anni e che proprio l’iniziativa italiana, in particolare quella degli ultimi sei o sette mesi, sta consentendo alle organizzazioni internazionali di accendere un riflettore su questa situazione”. Il premier italiano ha ricordato che “se oggi le organizzazioni delle Nazioni Unite possono intervenire in Libia, e dobbiamo metterle in condizione di intervenire sempre meglio, è per iniziativa italiana che ha consentito alle autorità libiche di fare passi in avanti che finora non avevano fatto”.
Terrorismo e foreign fighters
L'auspicio di Gentiloni è che la Libia arrivi nel 2018 ad elezioni “a suffragio universale”. Del resto “la stabilizzazione della Libia – ha aggiunto Gentiloni – ha conseguenze per la sicurezza in Italia e per consolidare i passi in avanti fatti nella lotta ai trafficanti di esseri umani”.
A proposito di sicurezza, il presidente del Consiglio italiano ha sottolineato che “l’esaurirsi del conflitto in Libia e in Siria può provocare fenomeni di ritorno di elementi radicalizzati e foreign fighters, e questo può essere un fattore di rischio in tutta la regione del Nord Africa. Ma bisogna riconoscere che la Tunisia ha fatto passi avanti nella sicurezza e la lotta al terrorismo”.