Ok dal Senato al Dl sugli Enti locali e al taglio da 2,3 miliardi sulla sanità. Un provvedimento che ha scatenato polemiche ma che non ha, comunque, impedito al governo di incassare la fiducia. L’intervento che riguarderà innanzitutto la spesa per i beni e servizi, dispositivi medici e farmaci, incidendo anche sulla rete ospedaliera. Ma ad accendere le polemiche è anche la previsione – contenuta nel maxiemendamento – di un decreto del ministero della Salute che andrà a ridurre le “prestazioni non appropriate”, prevedendo che quelle considerate dalla futura norma non necessarie siano a carico del cittadino.
E disciplinando anche una responsabilità per i medici che non rispetteranno i nuovi criteri (con una decurtazione del salario accessorio per chi non motiva la sua decisione). Criteri che saranno specificati in un dl ad hoc previsto per settembre, quando è in programma anche un nuovo tavolo tra Stato e Regioni che si preannuncia infuocato. Anche perché c’è chi, come il governatore lombardo Roberto Maroni, parla già di “dichiarazione di guerra inaccettabile”. E mentre Emilia Grazia De Biasi, presidente Pd della commissione Sanità al Senato, precisa come “ogni euro risparmiato debba restare nell’ambito della sanità” laddove sarebbe “stravagante” utilizzarlo per il taglio delle tasse sulle casa”, resta sulle barricate il M5S , che parla di “macelleria sociale per finanziare Renzi”.
Tra le altre misure del dl, atteso ora alla Camera, anche un programma straordinario – con nuovi fondi connessi alle esigenze sanitarie eccezionali – per il Giubileo (in vista del quale saranno assunti 2500 unità delle forze dell’ordine), uno sconto al patto di stabilità interno da 7,5 milioni per tre comuni del Veneto colpiti dal tornado di inizio luglio, la defiscalizzazione dell’autodromo di Monza e la stabilizzazione dei circa 5mila lavoratori Lsu-Lpu in Calabria.