Lega o Pd che sia, di certo il Movimento Cinque stelle non scenderà a patti con Forza Italia. Lo ha ribadito nuovamente Luigi Di Maio parlando a 'Di Martedì', da Giovanni Floris, sottolineando ancora una volta, a poche ore dalle consultazioni in Quirinale, che nel novero dei papabili a un contratto di governo che il M5s è pronto sottoscrivere non rientra (e non rientrerà) il partito guidato da Silvio Berlusconi. Un veto in tutto e per tutto anche se, quasi immediata, è arrivata la replica del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, il quale ha spiegato che “a differenza dei 5Stelle, la Lega esclude qualsiasi alleanza di governo col Pd bocciato dagli italiani. La coalizione che ha preso più voti è quella di Centrodestra e da questa si riparte, dialogando anche con i 5Stelle ma senza subire veti o imposizioni”. Per il segretario del Carroccio, il partito è pronto “a governare ma senza escludere di tornare a votare in mancanza di accordi chiari, che ci permettano di far ripartire l'Italia”.
Sbarramento Pd
La strategia pentastellata, in ottica consultazioni, ha lasciato l'amaro in bocca in casa azzurra con il capogruppo alla Camera, Maria Stella Gelmini, a spiegare che “Di Maio dimostra scarsissima cultura istituzionale perchè Berlusconi non ha bisogno di legittimazioni da lui essendo stato in questi anni votato da milioni e milioni di cittadini. Siamo noi indisponibili a fare un governo con chi dimostra di non aver compreso il ruolo che gli elettori gli hanno attribuito”. Il problema, se così si può dire, è l'indisponibilità già manifestata dal Pd: il segretario ad interim, Maurizio Martina, ha ribadito che i dem resteranno all'opposizione e che con M5s e Centrodestra non c'è possibilità di intesa. “Mi pare un percorso molto difficile – aveva detto riferendosi a una possibile alleanza coi pentastellati -. Ci sono scelte di merito che ci differenziano. Ho visto finora un ipertatticismo figlio di tempi che non si vedevano dal un bel po'”.
Veti e proposte
La chiusura del Pd rende abbastanza chiaro lo scenario che vede protagonisti Di Maio e Salvini, pronti a sfidarsi alle consultazioni ma anche a lavorare, soprattutto sul lato M5s, a una possibile intesa. Il leader della Lega non è indisponibile al dialogo ma c'è il problema dei veti. Sul quale, a ogni modo, Di Maio non si scompone più di tanto: “Faremo ciò che abbiamo detto in campagna elettorale – ha detto, a quanto si apprende, in assemblea -: proporremo un contratto di governo come si fa in Germania, si fa ciò che c'è scritto, quello che non c'è scritto non si fa”.