Sì all'ingresso di Cassa depositi e prestiti (Cdp) nel capitale di Autostrade ma no alla nazionalizzazione della società. Così Giovanni Castellucci, ad dell'azienda che gestisce la rete autostradale e di Atlantia, a Repubblica.
Apertura
Su Cdp, ha spiegato, “non c'è alcun progetto né alcun contatto. Posso dire, tuttavia, che la cooperazione con fondi di investimento istituzionali anche di matrice pubblica e con obiettivi di lungo termine fa parte del nostro dna. E' il caso di Edf, nostro partner in Francia, di Cpp (primo fondo pensione canadese) in Sud America e di Bank of China attraverso Silk Road Fund in Autostrade per l'Italia”.
Nazionalizzazione
Sulla nazionalizzazione, Castellucci ha ricordato che “molti ne hanno parlato evidenziando l'incoerenza di un ritorno al passato, che sarebbe in totale controtendenza nel mondo occidentale. Mi limito ad osservare – ha aggiunto – che sono i contratti e la Costituzione a chiarire quali sono le condizioni per una eventuale nazionalizzazione”. Secondo l'ad, “Autostrade privatizzata è una società radicalmente migliore rispetto a quella pubblica, da qualunque parte la si guardi: investimenti, qualità dei servizi, sicurezza, efficienza, viabilità. Fino ad arrivare alle risorse devolute allo Stato. Prima della privatizzazione – ha sottolineato Castellucci – Autostrade investiva in media 120 milioni l'anno. Dopo la privatizzazione abbiamo tenuto un ritmo sei volte superiore, circa 750 milioni annui di investimenti. La mortalità si è ridotta del 75% grazie a tutti gli interventi, dall'asfalto drenante su tutta la rete ai sistemi di controllo della velocità. Autostrade pubblica versava allo Stato 900 milioni circa l'anno, inclusi i dividendi. Ora da privati ne versiamo circa 1,4 miliardi“.