Spazzacamino, sarto, panettiere. Tra i giovani e gli stranieri si registra un sorprendente B, quelli cioè che sembravano destinati a un’inesorabile estinzione. Tornano in auge, soprattutto nella B, i lavori tradizionali, rileva uno studio Cciaa.
Il futuro ha un cuore antico
“Ilaria Cavarretta a 18 anni ha deciso di fare la falegname, ha imparato a riparare mobili e si è avvicinata all’arte del restauro. Dario Bozzi, 28 anni, si è reinventato come elettricista, offrendo lavori di manutenzione domestica che a Milano sono sempre più richiesti”, racconta il Giorno. Storie di giovani che fanno “mestieri antichi”, nella capitale italiana della moda, del design e delle startup tecnologiche. Mestieri che a Milano stanno conoscendo un revival, in controtendenza rispetto al trend che da anni vede abbassarsi le serrande di botteghe e laboratori artigianali. “Una spinta che arriva anche dagli stranieri, come nel caso delle sartorie, ormai quasi tutte gestite da cinesi – evidenzia il Giorno -. Sono complessivamente quasi 49mila le imprese che svolgono mestieri antichi in Lombardia e circa 100mila gli addetti, per un giro d’affari che ammonta a circa 7,3 miliardi di euro”. Al primo posto Milano (8.293 imprese e 26 mila addetti), seguita da Brescia e Mantova. I giovani imprenditori nei mestieri tradizionali sono 3.688, gli stranieri 2.917. Si contano in Lombardia tra gli altri oltre 800 tessitori, 700 calzolai, più di 300 ricamatori e aziende di produzione di pizzi e merletti, oltre 250 corniciai, circa 450 imprese tra orologiai e riparatori di gioielli, 226 spazzacamini, una quarantina di artigiani del vetro e più di 50 maniscalchi.
Funzione di presidio
“Nei mestieri storici gli artigiani hanno un ruolo di primo piano – dichiara al Giorno Marco Accornero, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – A loro va una funzione di presidio e tutela del “saper fare” caratteristico del nostro territorio”. Artigiani come la 18enne Ilaria, che ha imparato i segreti della falegnameria partecipando ai corsi nell’ambito del progetto “Quattro Vie-Botteghe di quartiere”, e ha dato vita assieme ad altri giovani a una bottega sociale alla Barona. “Fin da piccola mi divertivo a giocare con i motori e a riparare gli oggetti – racconta al quotidiano della Poligrafici Editoriale – purtroppo ho abbandonato gli studi, e ora ho deciso di tentare questa strada. È un lavoro che mi piace, a Milano ci sono poche persone che sanno riparare o restaurare mobili e ci sono buone opportunità di lavoro. Inizieremo andando nelle case, per piccoli lavori di riparazione”. Dario Bozzi lavora come cameriere in un locale in via Dante, nel cuore di Milano. Ha frequentato i corsi per diventare elettricista e manutentore, e anche lui è pronto a lanciarsi in un nuovo lavoro. “Con gli studi mi sono fermato alla terza media – puntualizza al Giorno- una scelta che adesso rimpiango. Ho fatto diversi lavori e adesso mi rimetto in gioco: in futuro mi piacerebbe avere un’impresa tutta mia”.