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Appalti Consip, Lotti respinge le accuse: “Non sapevo nulla dell’indagine”

E’ durato un’ora e mezzo l’interrogatorio di Luca Lotti, svolto dai pm della Procura di Roma, cui è arrivato per competenza lo stralcio dell’inchiesta che vede indagati anche il comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette, e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia.

Per tutti l’accusa è di rivelazione di segreto d’ufficio. Accuse che però Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio all’epoca dei fatti, ha contestato, mettendo a disposizione dei magistrati della procura di Roma anche dei riscontri fattuali, secondo il suo legale Franco Coppi. A coinvolgere il ministro è stato l’amministratore di Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici), Luigi Marroni, che sentito come persona informata sui fatti dai pm di Napoli ha affermato di avere saputo notizie su una indagine in corso dal presidente di Consip, Luigi Ferrara, da Lotti e da Saltalamacchia.

Stando alle parole di Marroni i tre lo avrebbero messo in guardia sull’attività di indagine. Una ricostruzione totalmente respinta da Lotti, che è stato sentito dal pm Mario Palazzi lontano da piazzale Clodio, sede di procura e tribunale romani. Riferendosi a Marroni l’ex sottosegretario ha affermato di “non frequentarlo” e di averlo “visto solo due volte nell’ultimo anno”. Nel corso dell’interrogatorio il ministro, assistito dall’avvocato Coppi, avrebbe fornito anche degli elementi a sostegno di quanto affermato. L’atto istruttorio è avvenuto a cinque giorni dalla notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati fatta dai pm partenopei e resa nota dal Fatto Quotidiano. Lotti da subito aveva dato la sua disponibilità a essere ascoltato dai magistrati.

In un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, in relazione alle accuse mosse da Napoli, aveva affermato: “E’ una cosa che semplicemente non esiste. Inutile stare a fare dietrologie o polemiche. Sto comunque tornando a Roma per sapere se la notizia corrisponde al vero e, in tal caso, per chiedere di essere sentito oggi stesso”. A recarsi spontaneamente negli uffici di piazzale Clodio, il 23 dicembre scorso, è stato il generale Del Sette. Rispondendo alle domande del pm Mario Palazzi il numero uno dei carabinieri ha respinto le accuse e secondo i suoi legali ha “chiarito l’infondatezza” delle notizie, “gravemente lesive della sua dignità”.

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