In tanti hanno seguito le sue orme, avvicinandosi alla cucina e al mondo della gastronomia sulla scia del suo talento e della sua destrezza: Gualtiero Marchesi è stato l'archetipo dello chef ma, soprattutto, un innovatore in grado di esportare la vastità del patrimonio culinario italiano nel mondo, ergendolo a modello ed emblema di qualità. Quello che è stato probabilmente il più grande e famoso enogastrnomo italiano degli ultimi decenni, si è spento nella sua casa di Milano, dove è stato colpito da un arresto cardiaco: aveva 87 anni, molti dei quali trascorsi fra cucine e ristoranti, il luogo perfetto dove esprimere la sua classe e applicare la sua cultura personale per lo sviluppo internazionale della gastronomia del nostro Paese.
Una carriera straordinaria
Figlio di ristoratori e grande appassionato d'arte, Gualtiero Marchesi non è stato solo un cuoco di elevato spessore: nella sua figura si incarnavano alla perfezione l'attaccamento tutto italiano alle proprie tradizioni (prime fra tutte quelle della sua Milano) e il gusto per l'innovazione, per la novità, l'esperimento, generato da un'innata versatilità nell'assemblaggio delle ricette. Talenti che, non a caso, gli sono valse le tre stelle della Guida Michelin, divenendo il primo italiano in grado di raggiungere tale risultato. Solo uno dei numerosi riconoscimenti arrivati grazie a una carriera spesa interamente non solo per la promozione della cucina italiana nel mondo, quanto per regalare, attraverso i suoi piatti, un'immagine vera e reale del Bel Paese, palesata attraverso la sublimazione dei suoi sapori.
Sogni ed eredità
Negli ultimi anni, Marchesi era riuscito a realizzare un altro sogno, cullato per tutta una vita: la costruzione di una casa di riposo per cuochi, nata grazie al lavoro della fondazione che porta il suo nome e che sarà destinata a “cuochi veri, che hanno dato la vita a questo mestiere”. Il grande chef se ne è andato ma, probabilmente, consapevole di aver inaugurato una straordinaria stagione di talenti gastronomici che lo hanno visto e continueranno a vederlo come maestro ed esempio. Gli stessi “eredi” che, oggi, lo hanno salutato con affetto, ricordandone il valore e l'importanza rivestita nel loro percorso di formazione. Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha omaggiato l'insigne concittadino salutando “con profonda commozione” un “maestro della cucina e padre della cultura gastronomica italiana”, al quale la città “deve moltissimo”.