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Tokyo riprende a cacciare balene

Le indiscrezioni di qualche giorno fa sono state confermate dal governo giapponese che, a breve, lascerà la Commissione internazionale per la caccia alle balene (Iwc) per riprendere la caccia dei cetacei a fini commerciali, cosa che non accadeva da una trentina d'anni e che, immancabilmente, sta alimentando polemiche e accuse nei confronti delle istituzioni nipponiche. La conferma ufficiale è arrivata dal capo di Gabinetto Yoshihide Suga che, in conferenza stampa, ha spiegato che le zone di caccia saranno intorno all'arcipelago, oltre che nell'esclusiva zona economica, parlando di una quasi impossibilità che le baleniere possano arrivare in Antartide anche se l'esclusione totale non è arrivata. Si chiude così una questione estremamente spinosa che aveva diviso la Commissione sulla questione della caccia, fra Paesi contrari e altri favorevoli.

La contesa

Il nodo giapponese nell'Iwc si era palesato durante la riunione internazionale in Brasile, durante la quale i rappresentanti nipponici avevano minacciato di rivedere l'adesione poiché la maggioranza si era mostrata contraria alla caccia sostenibile delle balene. Le relazioni fra Tokyo e gli altri Paesi si erano manifestate già nei decenni precedenti, quando il Giappone aveva proseguito fino al 1987 la cattura dei cetacei ufficialmente “a fini scientifici”, nonostante nel 1982 avesse cessato la caccia a fini commerciali. Fra le principali accuse mosse contro il governo nipponico, il sospetto di voler incrementare il commercio della carne di balena, un businness che, negli anni 60, toccava picchi di 200 mila tonnellate, ora ridotte a 5 mila.

La condanna del Wwf

Ora, con la ripresa ufficiale della caccia commerciale, il governo giapponese va incontro a una serie di critiche che piovono non solo da altri Paesi ma anche da organizzazioni internazionali: “E' scandaloso – ha commentato il Wwf – che nel 2018 il Giappone manifesti la volontà di continuare la caccia alla balena, massacro anacronistico e senza alcuna giustificazione che rischia di portare verso l'estinzione due specie come la balenottera comune (a rischio) e quella minore (in declino). Oggi è una caccia che non ha più senso, non è giustificata da esigenze alimentari e la ‘ricerca scientifica’ è palesemente una ridicola scappatoia”.

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